OSSERVATORIO
RETE ECOLOGICO AMBIENTALE IN BRIANZA
 
 
   
     
Tutti i progetti di compensazione ambientale di
PEDEMONTANA
 
 
AGRATE (MB)
      
ALBIATE (MB)
  
AICURZIO (MB)
   
ARCORE (MB)
  
BARLASSINA (MB)
  
BELLUSCO (MB)
  
BERNAREGGIO (MB)
   
BESANA BRIANZA (MB)
  
BIASSONO (MB)
  
BOVISIO-MASCIAGO (MB)
  
BRIOSCO (MB)
   
BRUGHERIO (MB)
     
BURAGO MOLGORA (MB)
     
BUSNAGO (MB)
 
CAMPARADA (MB)
   
CAPONAGO (MB)
    
CARATE BRIANZA (MB)
    
CARNATE (MB)
   
CAVENAGO DI BRIANZA
          
CERIANO LAGHETTO (MB)
 
COGLIATE (MB)
    
CONCOREZZO (MB)
   
CORNATE D'ADDA (MB)
     
CESANO MADERNO(MB) 
     
DESIO (MB)
   
GIUSSANO  (MB)
         
LAZZATE (MB) 
       
LENTATE SUL SEVESO (MB)
   
LESMO (MB)
  
LIMBIATE (MB)
 
LISSONE (MB)
   
MACHERIO (MB)
   
MEDA (MB)
  
MEZZAGO (MB)
  
MISINTO (MB)
 
MONZA (MB)
 
MUGGIO' (MB)
 
NOVA MILANESE (MB)
      
ORNAGO (MB)
RENATE (MB)
    
RESCALDINA (MB)
    
RONCELLO (MB)
 
RONCO BRIANTINO (MB)
       
SEREGNO (MB)
  
SEVESO (MB)
   
SOLARO (MB)
  
SOVICO (MB)
  
SULBIATE (MB)
    
TREZZO SULL'ADDA (MB)
  
TRIUGGIO (MB)
  
USMATE VELATE (MB)
    
VAREDO (MB)
   
VEDANO AL LAMBRO (MB)
       
VEDUGGIO CON COLZANO (MB)
   
VERANO BRIANZA (MB)
   
VILLASANTA (MB)
       
VIMERCATE (MB)
   
     
Osservatorio PTCP    MB
   
PTCP DI MONZA BRIANZA SERVE CONCRETIZZARE LE NOSTRE PROPOSTE
PER PASSARE DALLE PAROLE AI FATTI
      
NORME DEL PIANO e PROPOSTE GENERALI
   
   
 
 
Tutte le associazioni
dell'osservatorio
   
 
COMITATO PER L'AMPLIAMENTO  PLIS BRIANZA CENTRALE
   
 
WWF LOMBARDIA, WWF SEZIONE GROANE
   
Legambiente Lombardia, Circoli;"R. Giussani "di
Desio, Circolo Legambiente "Alexander Langer " di Monza, Circolo Legambiente "Laura Conti" di Seveso, Circolo di Seregno
   
Associazione Torrette Bini Dosso Boscone -Macherio 
   
 
Meda
   
 
Associazione pe rla mobilità sostenibile Equibici Lissone
 
 Lentate sul Seveso
   
Alternativaverde per Desio  
       
 
Amici della natura Triuggio
 
     
 
   
Lista per Biassono 
    
      
      
   
     
 

 
       

     
    
 
Comunicato stampa Osservatorio PTCP MB
       

Si prevede di consumare suolo agricolo per milioni di metri quadrati, ma secondo Regione Lombardia: “il fatto non sussiste!”. Leso il principio di realtà!

     
Ogni giorno leggiamo sulla stampa e sentiamo ora anche sulle reti televisive e in alcuni programmi elettorali che è del tutto sbagliato consumare nuovo suolo agricolo per motivi idrogeologici, produttivi, paesaggistici, ecosistemici e in estrema sintesi ambientali. Numerose sono le proposte di legge sul consumo di suolo a livello nazionale che giacciono da anni in Parlamento, anche in recepimento di alcune direttive dell’Unione Europea che mira a conseguire l'obiettivo di un consumo netto di suolo pari a zero entro il 2050. Taluni sostengono che tale compito spetti alle Regioni, dopo la riforma del Titolo V° della Costituzione.
   
Anche la Regione Lombardia, dopo anni di non ascolto di petizioni nazionali e proposte di legge di iniziativa popolare, ha approvato nel 2014 le legge n. 31 che dovrebbe tendere alla riduzione del consumo di suolo, con meccanismi “a cascata” sui diversi piani territoriali, a partire da quello regionale (PTR), poi quelli provinciali (PTCP) e infine quelli comunali (PGT).
In realtà, oltre ad aver accumulato ritardi di diversi anni rispetto a quelli previsti da quella stessa legge, questa contiene alcuni escamotage e alcune definizioni che la rendono praticamente inutile, se non peggio.
 
 
PEDEMONTANA
 
Ci riferiamo in particolare all’art. 2, che definisce il consumo di suolo, che recita, alla lettera c): “consumo di suolo: la trasformazione, per la prima volta, di una superficie agricola da parte di uno strumento di governo del territorio, non connessa con l'attività agro-silvo-pastorale, esclusa la realizzazione di parchi urbani territoriali e inclusa la realizzazione di infrastrutture sovra comunali;”. Ma non è così.
 
Infatti il comma 4 sempre dell’articolo 2 dice però: “La Giunta regionale, con deliberazione da approvare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentita la competente commissione consiliare, definisce i criteri di individuazione degli interventi pubblici e di interesse pubblico o generale di rilevanza sovracomunale per i quali non trovano applicazione le soglie di riduzione del consumo di suolo di cui alla presente legge”. Naturalmente la deliberazione è arrivata (DGR 1141 del 14/01/2019) ed esclude le opere di rilevanza sovracomunale come, per esempio, le infrastrutture stradali, contraddicendo logicamente quanto sentenziato al punto c) della stessa Lr 31/2014, sopra letteralmente riportato.
 
Facciamo però qualche esempio concreto per capire gli effetti pratici di tale situazione.
La contrastata autostrada Pedemontana Lombarda che, secondo alcune stime di massima da noi effettuate, ha consumato per la parte già realizzata e consumerebbe ulteriore suolo
(attualmente libero da edificazioni), per complessivi 3 milioni di metri quadrati (comprensivi dei collegamenti secondari), è come se non esistesse. Questo non è consumo di suolo? Per la Regione no, e sarà così nei Piani territoriali sotto ordinati (PTCP e PGT). Si consideri che il Piano provinciale (PTCP di MB), che ha recepito le indicazioni del Piano territoriale regionale (PTR) indica ai 55 Comuni della Provincia di ridurre la soglia del consumo di suolo del 45%, per circa 4 milioni di mq complessivi. Operazione resa quasi inutile nella realtà a livello territoriale sovracomunale in quanto la riduzione ipotizzata verrà fortemente compromessa dal passaggio di Pedemontana (3mln di mq non computati come consumo di suolo). Una vera beffa!
 
 
  PEDEMONTANA
 
Anche nel comasco, Provincia a noi prossima, si rischia il ripetersi di questa condizione, laddove è progettata la realizzazione della Canturina bis, una strada di collegamento che interessa più comuni. Un’arteria il cui tracciato andrà ad interessare aree tutelate come zone di riqualificazione ambientale ad indirizzo agricolo, zone di riqualificazione ambientale ad indirizzo naturalistico e zone di tutela naturalistica dentro i confini del Parco Regionale Groane-Brughiera. Regione Lombardia ha messo a bilancio buona parte dei fondi necessari, impegnandosi a trovarne la copertura economica completa.
 
Oppure, prendiamo il previsto prolungamento della M5 a Monza, opera sovracomunale, dove, a sud della Città, nel quartiere Casignolo, si prevede la realizzazione di un grosso deposito - officina di quella metropolitana, il quale consumerà circa 20 ettari di suolo agricolo oggi coltivato. S’è preferito utilizzare una superficie libera invece di recuperarli su aree dismesse (es. ex Falck di Sesto). Anche questi 20 ettari non verranno considerati come consumo di suolo?
Per la Regione, nessuna differenza tra piastroni di cemento e asfalto e aree agricole o tutelate che invece dice di voler preservare per non consumare altro suolo libero. Questo fatto è tanto più grave in una Regione e in una Provincia, quella di Monza e Brianza, certificata da tutti i rapporti come la “maglia nera” e la peggiore in Italia per suolo consumato e caratterizzata da un livello altissimo di antropizzazione e urbanizzazione.
 
La contraddizione è reale e sarà evidente: il consumo di suolo misurato da ISPRA nei comuni interessati da queste opere sarà impietoso, così come i costi enormi generati dalla perdita di suolo libero. Dati già evidenti negli anni passati nei comuni attraversati dalla Tangenziale Est Esterna e dal tratto già realizzato di Pedemontana. C’è solo da auspicare un ripensamento della Regione e soprattutto dei Comuni che vedono quelle infrastrutture sovracomunali passare sul proprio territorio. Serve una legge chiara, da applicare senza scappatoie, che sia veramente utile per arrestare la cementificazione indiscriminata della Brianza e in Lombardia.
 
IL COORDINAMENTO AMBIENTALISTA OSSERVATORIO PTCP DI MB 
Monza e Brianza, 30 marzo 2023
 
 
 
   
      

l Coordinamento Ambientalista Osservatorio PTCP di MB ha elaborato un comunicato stampa per accompagnare le osservazioni al Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile (PUMS) della Provincia di MB.

 

Il Coordinamento Ambientalista Osservatorio PTCP di MB, confermando la sua costante attenzione agli atti d’orientamento alla pianificazione territoriale sovracomunale, mercoledì 8 marzo ha protocollato alcune osservazioni al Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), adottato dal consiglio Provinciale il 26 gennaio scorso.

Si auspicano risposte positive.

 

Il Coordinamento ambientalista Osservatorio PTCP di MB, era già intervenuto nel procedimento della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) propedeutico alla stesura del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) della provincia di Monza e Brianza.
Lo avevamo fatto con una ventina di proposte, alcune delle quali sono state accolte, recepite e integrate nella corposa documentazione del PUMS.
Ora, dopo che il Consiglio Provinciale lo ha adottato nella seduta del 26 gennaio 2023 e prima della sua approvazione, abbiamo protocollato le nostre osservazioni, alcune delle quali ripropongono parte dei suggerimenti su cui non v’era stata una risposta sufficientemente adeguata, unitamente a nuove notazioni. Il documento, elaborato collegialmente dal Coordinamento Ambientalista “Osservatorio PTCP di MB”, consta di sette osservazioni ed alcune considerazioni.

 
Osservazioni
 

1. Poiché la documentazione relativa al PUMS adottato risulta molto corposa e costituita da diverse centinaia di pagine, si chiede che venga redatta una Relazione illustrativa di sintesi del Documento di Piano (Quadro conoscitivo - Quadro progettuale - Allegati) in modo tale da agevolare la lettura dei documenti stessi. Anche in altri Piani (PTR, PTCP, PGT, altri Piani) questo tipo di elaborato illustrativo viene normalmente redatto e allegato ai Piani;

 
2. Si chiede che nella documentazione relativa al PUMS, a fronte dell’elenco degli obiettivi del “Progetto Moving Better” (del 2013) e del “Piano strategico sulla mobilità ciclistica” (del 2014) vengano inseriti i risultati raggiunti e le azioni attuate nel corso di questi 8/9 anni. Ciò è possibile farlo senza attendere una successiva fase di monitoraggio del PUMS;
   
3. Si chiede di prevedere nel Quadro conoscitivo del Documento di Piano del PUMS uno specifico capitolo che illustri e quantifichi i parametri “Reddito - Popolazione” e “Tendenza insediativa - Mobilità” in Provincia di MB. Questo al fine di comprendere i legami e i fenomeni che inducono mobilità sul nostro territorio. Quelli riportati ora negli elaborati non chiariscono tali correlazioni;
   
4. Nel Quadro conoscitivo del DdP del PUMS, nell’immagine relativa alla zonizzazione acustica dei Comuni, mancano alcuni comuni. Risulta quindi necessario aggiornare quella carta (pur estratta da fonte regionale o da altra, peraltro non aggiornata);
   

5. Si chiede una simulazione al 2025 e al 2030 delle emissioni di inquinanti atmosferici, qualora l’autostrada Pedemontana venga realizzata. Inoltre, si chiede che negli elaborati sia aggiornata la valutazione sulla variante della tratta D di Pedemontana rispetto all'iniziale previsione D lunga con quella attualmente oggetto di studio di fattibilità, ossia la tratta D breve. 

A tale proposito, si riferisce che il Parco Agricolo Nord Est ha ufficialmente comunicato gli impatti ambientali della tratta D denominata “breve” che attraverserà il territorio del Parco. Si chiede venga considerata tale comunicazione.
   
6. Si segnala che è opportuno inserire negli obiettivi una riduzione di nuove infrastrutture stradali, soprattutto in contesti come il vimercatese dove si rileva maggior presenza di comparti liberi di dimensioni più estese e a maggiore qualità ambientale.
7. Si chiede di considerare gli effetti della realizzazione di Pedemontana in termini di traffico a livello provinciale, elemento significativo per la valutazione del PUMS. Da alcuni studi trasportistici risulta che, se quella infrastruttura venisse realizzata, il traffico di breve percorrenza, per evitare il pedaggiamento si riverserebbe sulle strade di collegamento intercomunale, che già ora in condizioni critiche, subirebbero incrementi di traffico notevoli portandoli alla saturazione e alla congestione.
 

Considerazioni 

 

- In conclusione si ritiene che per quantificare e gestire oggi la questione relativa al traffico e alla mobilità risulta necessario dotarsi di strumenti informatici aggiornati, di rilevazione, di monitoraggio e di simulazione, anche in tempo reale degli spostamenti, strumenti che non si riducano alla sola lettura “a strati” del territorio, ma di adeguati programmi dinamici che considerino tutte le variabili in atto e gli esiti previsti e prevedibili.

- La complessità dei fenomeni in corso (anche poco noti) non può ridursi ad alcune carte, norme tecniche e relazioni, sia pur di diverse centinaia di pagine scritte. Anche i metadati e gli algoritmi di Google o di altri gestori degli spostamenti (es. AMAT) possono essere utili in tal senso.
 
LA NOSTRA VALUTAZIONE SUL PUMS
 


Il PUMS, pur contenendo analisi interessanti, per la sua generalità e per il suo essere uno strumento di pianificazione strategica con un orizzonte temporale di medio-lungo periodo (10 anni), corre il grosso rischio di restare un puro documento cartaceo dimenticato in qualche archivio provinciale o comunale, trattandosi di un Piano informale senza alcuna prescrizione vincolante sia per la Provincia sia per i suoi Comuni. 

É già successo con i piani precedenti, su cui tuttora manca un ritorno sulla loro effettiva implementazione.
Affinchè il PUMS abbia una reale efficacia applicativa, servirebbe un serio, costante e frequente monitoraggio per verificare la reale attuazione delle azioni previste. Il Piano non può inoltre prescindere da un coordinamento con le amministrazioni, gli enti e gli organismi che hanno facoltà d’intervento e di stanziamento di fondi, unitamente ad una reale volontà politica di guidare una vera transizione ecologica anche per quanto riguarda la mobilità in Brianza.  La pianificazione di nuove infrastrutture quali l’autostrada Pedemontana Lombarda che attraverserà la Provincia di MB, non va purtroppo nella direzione di un cambio di passo, favorevole a dare priorità al trasporto pubblico e a una differente mobilità. 

Conferma invece una programmazione “vecchio stile” che privilegia ancora l’uso dell’automezzo privato e il trasporto su gomma, con imponenti risorse economiche lì destinate nonostante il provato impatto sull’ambiente, sul traffico e sulla viabilità intercomunale che ne deriverà. 

Oltretutto, la prevista opera compensativa, la ciclabile “Greenway”, richiamata nel PUMS della Provincia, rischia di restare un’incompiuta poiché non ancora finanziata e con realizzazione rimandata solo a completamento avvenuto di tutte le tratte (B2, C e D).

Nei fatti, Regione Lombardia, che è ente centrale tra gli interlocutori del PUMS, ostinatamente ha voluto e vuole il completamento della Pedemontana scegliendo di investire su una mobilità insostenibile, ponendo una pesante ipoteca sulla possibilità d’una programmazione trasportistica differente e rendendo di difficile applicazione una buona parte degli obiettivi dello stesso PUMS.


IL COORDINAMENTO AMBIENTALISTA OSSERVATORIO PTCP DI MB

Monza e Brianza, 13 marzo 2023
 
    
  
    
Ambiti di Interesse Provinciale:la Provincia di MB non ha ancora attuato 
il previsto monitoraggio delle intese raggiunte.
 
  
Nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP di MB), diverse aree sono azzonate come Ambiti di Interesse Provinciale (AIP), aventi rilevanza paesaggistico-territoriale sovra locale.
All’approvazione del PTCP, nel 2013, avevano un’estensione complessiva di circa 2.100 ettari (21 milioni di mq).

Si tratta di superfici del Piano provinciale dove è necessaria, per poter edificare, un’Intesa tra la Provincia e il Comune proponente. Queste aree sono “a consumo di suolo” purché le superfici urbanizzabili che vengono definite in sede di intesa, prevedano “la conservazione del suolo libero in misura del tutto prevalente”

La Provincia interpreta tale limite di prevalenza nel 51% di suolo da mantenere libero (sic!).

Le Intese Provincia–Comuni, prima della loro approvazione con Decreto del Presidente della Provincia e successiva sottoscrizione del Dirigente, devono passare “dall’Osservatorio provinciale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali e della Rete ecologica provinciale” istanza dove si raccolgono pareri e contributi non vincolanti che però potrebbero essere valutati in ambito di copianificazione.



Le associazioni ambientaliste del territorio hanno indicato un loro rappresentante nell’ Osservatorio e non hanno mai motivatamente e tecnicamente condiviso le intese raggiunte poiché comunque con esse si va ad erodere la già scarsa dotazione di aree libere in Provincia. Una Provincia che in Italia, mantiene da anni il triste primato (40,6%) del suolo consumato.

   
 

Per capire gli esiti delle Intese e gli obiettivi raggiunti per la salvaguardia del suolo agricolo e libero da edificazioni, il nostro rappresentante in data 8 dicembre 2021 ha inviato al Presidente della Provincia, Luca Santambrogio e al Direttore del Settore territorio, arch. Antonio Infosini, una richiesta formale affinchè si provveda a redigere il Rapporto riguardante gli anni dal 2017 al 2022, accompagnandolo con una sintetica tabella degli impegni di compensazione ambientale previsti e di quelli attuati in seguito alle Intese deliberate e sottoscritte nel corso di questi anni dalla Provincia e dai Comuni.


Richieste recepite dalla Provincia nella successiva seduta dell’Osservatorio del 11 gennaio 2022.


E’ però trascorso un anno e ancora non v’è traccia di questo Rapporto,

 utile a quantificare il numero delle intese, le superfici consumate, la tipologia e natura delle compensazioni ambientali e territoriali concordate e la loro effettiva implementazione.

All’oggi, nessun Rapporto e nessuna Tabella è visibile, disponibile o resa pubblica.
 
Perché la Provincia, dopo aver preso un formale impegno non ha ancora redatto nulla ?


Sarebbe interessante avere una fotografia aggiornata su queste intese dove si va comunque sistematicamente ad erodere suolo ancora libero.

Per questo sollecitiamo nuovamente affinchè il Rapporto venga redatto e reso pubblico unitamente ai risultati raggiunti nel corso di questi anni rispetto ai dichiarati obiettivi di salvaguardia del territorio.
 
IL COORDINAMENTO AMBIENTALISTA OSSERVATORIO PTCP DI MB


Monza e Brianza, 21 gennaio 2023
 
 
      
     
 
   
 

 I POVERI BOSCHI

 
   
 

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) prevede che nelle aree qualificate come Ambiti di Interesse Provinciale (AIP) qualora le stesse siano oggetto di pianificazione da parte dei comuni prevedendo in esse nuove edificazioni (residenziale, commerciale, terziario, produttivo) le stesse siano oggetto di un confronto con la Provincia di MB.

   
 

Affinché la pianificazione (e l’edificazione) si concretizzi nell’iter del Piano di Governo del Territorio (PGT) il confronto tra il Comune (cui spesso si affianca il privato promotore) deve chiudersi con una Procedura d’Intesa formalizzata con decreto del Presidente della provincia di MB.


Negli AIP è dunque, purtroppo, consentito il consumo di suolo pur se assoggettato ad una Procedura d’Intesa dove le volumetrie vengono accorpate per avere una prevalenza dello spazio libero, vengono previsti elementi naturali per attenuare l’impatto degli edifici quali la creazione di un filare, nuove piantumazioni e a volte il trasferimento di aree da inserire in Rete Verde o in Ambiti Agricoli Strategici (AAS). Le prime Intese sono datate 2015, subito dopo l’adozione del PTCP.

Il coordinamento ambientalista “Osservatorio PTCP di Monza e Brianza” ha passato al setaccio le Intese e ha purtroppo rilevato, a distanza di tempo, che alla data in cui scriviamo, la quasi totalità delle opere ambientali previste non è ancora stata realizzata. La normativa provinciale non prevede infatti un obbligo temporale entro cui debbano essere realizzate.


   

I contenuti delle intese sono visibili sul sito della Provincia di MB in Schemi di protocollo approvati e in Protocolli d'intesa sottoscritti

Così, mentre l’edificazione con nuovo cemento sulle aree è possibile una volta completato l’iter del PGT comunale avente come atti finali il Piano Attuativo e il Permesso di Costruire, le prescrizioni ambientali restano come se fossero sospese in un limbo.

Citando un caso tra i tanti esaminati, a Concorezzo nell'intesa del 2017 sono previste 30.000 mq di consumo di suolo, e tra le altre opere compensative è previsto è un bosco da realizzare di 10.000 mq. Alla data attuale, il bosco non è stato piantumato e pare che il Comune voglia ridiscutere l’Intesa.

   
   

A chi dunque compete il controllo sulla realizzazione delle opere di compensazione ambientale previste nelle Intese ? 

Entro quale limite temporale debbono essere realizzate ?


      

ELENCO   OPERE PREVISTE DAI PROTOCOLLI DI INTESA

TRA I COMUNI E LA PROVINCIA DI MONZA E BRIANZA

     
     
 
 
    
 
 
 
   
         

Paesaggio, i corridoi ecologici prevalgono su interessi privati

 
 
Importante sentenza del Consiglio di Stato sulla prevalenza della tutela del paesaggio e della biodiversità sugli interessi privati anche se questi ultimi sono oggetto di convenzione urbanistica già stipulata
   
di Fabio Modesti  (da www.fabiomodesti.it)
 
 
La pianificazione paesaggistica va oltre gli aspetti di percezione estetica dei territori per addentrarsi sempre più in quelli scientificamente sondati come l’ecologia. In questa pianificazione i corridoi ecologici, primari e secondari, costituiscono assi di connettività ambientale nei quali le specie animali si spostano da un habitat ad un altro, utilizzando anche territori agricoli o parzialmente antropizzati. Di questo si è occupato il Consiglio di Stato in una recentissima sentenza pronunciandosi nel merito di una vicenda che ha visto parti in causa una società immobiliare-commerciale e la Provincia di Monza-Brianza.
   
Il caso
     
La prima era titolare di un insediamento produttivo – commerciale in prossimità di un altro insediamento industriale, assentito nel 2011 in variante allo strumento urbanistico comunale. La seconda aveva approvato il Piano territoriale di coordinamento nel 2013 qualificando l’area oggetto di intervento come «i) area ricompresa e costituente le “principali linee di continuità ecologica”; ii) area interessata da percorsi rurali e inserita nella ricomposizione del sistema agro forestale; iii) area inserita nella rete verde di ricomposizione paesaggistica; iv) ambito destinato all’attività agricola di interesse strategico». A fine 2011 la società ha sottoscritto la convenzione urbanistica con il Comune di Roncello.
     
Ma la Provincia di Monza-Brianza aveva intanto impugnato dinanzi al Tar Lombardia i provvedimenti comunali, soccombendo tuttavia nel giudizio. Il Tar ha richiamato l’orientamento secondo cui la stipulazione di una convenzione urbanistica attribuisce al privato una posizione di affidamento qualificato, che deve essere adeguatamente ponderata dall’Amministrazione laddove questa intenda modificare la disciplina urbanistica dell’area. La modificazione della pianificazione richiede, in questo caso particolare secondo il Tar Lombardia, «una motivazione specifica, ordinariamente non richiesta per le scelte di piano che sono di regola adeguatamente sorrette dai soli criteri generali di impostazione dello strumento». Inoltre, ha affermato il Tar, «se è vero perciò che, in linea di principio, la Provincia non sarebbe stata tenuta a motivare specificamente l’imposizione di una disciplina di tutela, nel caso in esame la ponderazione dell’interesse privato era da ritenere necessaria, in considerazione della particolare posizione della parte».
   
La tutela paesaggistica non cede ad esigenze urbanistiche
   
Si è giunti così all’appello al Consiglio di Stato che ha sancito, e confermato, alcuni rilevanti principî accogliendo le tesi della Provincia lombarda e riformando la sentenza di primo grado. I giudici di Palazzo Spada hanno affermato che «l’intervenuta approvazione del progetto non abbia determinato l’insorgenza in capo all’Ente di un particolare onere motivazionale, tenuto conto della natura della pianificazione in esame, avente “efficacia paesaggistico – ambientale”». Il Consiglio di Stato ha affermato ancora che «la tutela ambientale e paesaggistica, gravando su un bene complesso ed unitario avente valore primario ed assoluto, precede e comunque costituisce un limite alla salvaguardia degli altri interessi pubblici; non a caso, il Codice dei beni culturali e del paesaggio definisce i rapporti tra il piano paesaggistico e gli altri strumenti urbanistici (nonché i piani, programmi e progetti regionali di sviluppo economico) secondo un modello rigidamente gerarchico; restando escluso che la salvaguardia dei valori paesaggistici possa cedere a mere esigenze urbanistiche. Emerge la natura sostanzialmente insindacabile delle scelte effettuate, che si giustifica alla luce del valore primario ed assoluto riconosciuto dalla Costituzione al paesaggio ed all’ambiente».

Ne deriva che – secondo i massimi giudici amministrativi -:

«
1. la tutela del paesaggio non è riducibile a quella dell’urbanistica, né può essere considerato vizio della funzione preposta alla tutela del paesaggio il mancato accertamento dell’esistenza, nel territorio oggetto dell’intervento paesaggistico, di eventuali prescrizioni urbanistiche che, rispondendo ad esigenze diverse, in ogni caso non si inquadrano in una considerazione globale del territorio sotto il profilo dell’attuazione del primario valore paesaggistico;
     
Oltre la tutela paesaggistica, quella naturalistica
   
2. l’avvenuta edificazione di un’area immobiliare o le sue condizioni di degrado non costituiscono ragione sufficiente per recedere dall’intento di proteggere i valori estetici o culturali ad essa legati, poiché l’imposizione del vincolo costituisce il presupposto per l’imposizione al proprietario delle cautele e delle opere necessarie alla conservazione del bene e per la cessazione degli usi incompatibili con la conservazione dell’integrità dello stesso;

3. ai fini della imposizione del vincolo paesaggistico, l’ambiente rileva non solo come paesaggio ma soprattutto come assetto del territorio, comprensivo financo degli aspetti scientifico – naturalistici (come quelli relativi alla protezione di una particolare flora e fauna), pur non afferenti specificamente ai profili estetici della zona;

4. in sede di imposizione del vincolo di tutela ambientale non è richiesta una ponderazione degli interessi privati unitamente ed in coerenza con gli interessi pubblici connessi con la tutela paesaggistica, neppure allo scopo di dimostrare che il sacrificio imposto al privato sia stato contenuto nel minimo possibile, sia perché la dichiarazione di particolare interesse sotto il profilo paesistico non è un vincolo di carattere espropriativo, costituendo i beni in questione una categoria originariamente di interesse pubblico, sia perché, comunque, la disciplina costituzionale del paesaggio erige il valore estetico-culturale a valore primario dell’ordinamento
».
     
     
 
   
      
       
    
      
     
    
La legge regionale 8 agosto 1998 n. 14 stabilisce all’art. 33 che venga attivata una consulta per le attività estrattive per ciascuna Provincia     (al loro insediamento NDR)
     
     
 Allorché  le associazioni ambientaliste  scrivono alla Provincia di Monza e BRIANZA
     
 
 
 
Monza, 17 maggio 2021
 
Al Presidente della Provincia di MB  Luca Santambrogio

Al Segretario Generale  Sandro De Martino

Via Grigna 13 – 20900 Monza

 
 
  
Oggetto: richiesta di attivazione della Consulta cave in Provincia di Monza e Brianza
   
   
 
La legge regionale 8 agosto 1998 n. 14 stabilisce all’art. 33 che venga attivata una consulta per le attività estrattive per ciascuna Provincia. Infatti, ci risulta che nelle province di Lodi, Cremona, Città metropolitana di Milano, Lecco, Brescia e Mantova la consulta sia attiva. Nelle province di Pavia, Como, Varese, Sondrio, Mantova e Monza e Brianza la legge viene disattesa con grande nocumento per il territorio.

Come noto, La Consulta deve essere composta da:

a) il Presidente della Provincia o un suo delegato che la presiede;

b) tre esperti designati dalle organizzazioni sindacali di categoria;


c) due esperti designati dalle associazioni degli imprenditori del settore estrattivo;

d) due esperti designati dalle associazioni degli imprenditori edili;

e) tre esperti da scegliersi tra quelli designati dalle associazioni delle categorie degli
 operatori agricoli;

f) quattro tecnici qualificati nelle materie: mineraria, economico-giuridica, urbanistico-ambientale ed agronomica forestale, di cui almeno uno designato dalle associazioni riconosciute dal Ministero dell’Ambiente;

g) il sovrintendente ai beni archeologici della Lombardia o suo delegato.


Nella situazione attuale, non essendo costituita la Consulta cave, non si possono presentare proposte e osservazioni sull'argomento o su singoli casi. Pertanto, con la presente, si chiedono i motivi per cui tale Consulta non è stata ancora costituita in Provincia di Monza e Brianza o quali tempi si prevedono per la sua costituzione. In ogni caso, si chiede che tale Consulta venga attivata.
       
           
      Per il Coordinamento ambientalista Osservatorio PTCP di MB  Giorgio Majoli
     
  
   
     
      
 
La Provincia risponde:
 
 
08 giugno 2021
   
Spett.le

Coordinamento ambientalista Osservatorio PTCP di MB


c. a. Sig. Giorgio Majoli
     
    
Oggetto: richiesta di attivazione della Consulta cave in Provincia di Monza e Brianza –

Comunicazione.



In relazione alla Vostra nota in oggetto acquisita agli atti in data 17.05.2021 con prot. n. 21499, sentiti i competenti uffici, preliminarmente corre l’obbligo di precisare che la Consulta per le attività estrattive di cava prevista dall’art. 33 della l.r. 14/98:


- “…esprime parere sui piani delle cave, sulle loro modifiche e su ogni altro atto di cui ne sia richiesta dalla Provincia stessa”;


- viene convocata al fine di essere aggiornata sullo stato di attuazione del Piano Cave e per revisione del medesimo per l’adeguamento ad eventuali fabbisogni aggiuntivi rispetto a quelli già determinati.


Ne consegue che l’ambito di attività della consulta attiene:


ai pareri da rendere sui piani cave, loro modifiche e agli atti per i quali la Provincia stessa ritenga di interpellarla. Per vostra opportuna informazione si precisa che il vigente Piano Cave vedrà la sua scadenza nell’anno 2026;


il Piano Cave, una volta approvato da Regione Lombardia, non può essere variato se non in caso di fabbisogni aggiuntivi.

A tal proposito si fa presente  che negli ultimi anni i dati statistici raccolti dalla scrivente provincia vedono, di fatto, una contrazione significativa dei volumi escavati nelle cave presenti nel territorio di competenza.


 
Per quanto riguarda i controlli, come noto il soggetto competente è il comune di riferimento.

Alla luce di quanto sopra illustrato, si informa che la scrivente Provincia, procederà alla costituzione della Consulta in oggetto nei prossimi mesi e comunque certamente in tempi coerenti con la predisposizione del nuovo Piano cave provinciale.


Distinti saluti.


Il Presidente della Provincia


Luca Santambrogio
      
    
   
 
     
 
   
   

 
 PER COMUNICARE AL COORDINAMENTO  USARE LA MAIL