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Biassono (MB): al centro della provincia del cemento, c’è chi vuole consumare ancora |
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da Salviamo il Paesaggio di Luca D’Achille @LucaDAchille |
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Trascurare
la realtà e negare l’evidenza per consumare ancora il
territorio. A cavallo di quattro dei comuni della provincia più
urbanizzata d’Italia si propone un referendum consultivo per
fermare l’impatto devastante ed irreversibile di un nuovo
insediamento produttivo e commerciale.
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Nei
giorni in cui l’ISPRA conferma con i numeri del rapporto 2017 sul
consumo di suolo, che la Provincia di Monza e Brianza è sempre
maglia nera d’Italia, arriva un altro duro colpo al territorio
ferito. In un’area di confine tra i comuni di Biassono, Monza,
Vedano al Lambro e Lissone avanza la proposta di una nuova
edificazione: capannoni ad uso produttivo industriale, commerciale e
terziario direzionale, due torri di 10 piani e complessivi 429.700 mq
di nuovo cemento.
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Non
contano i tanti capannoni sfitti, non bastano gli evidenti effetti,
ambientali ed economici dovuti in particolare
all’impermeabilizzazione del suolo: il progetto avanza ma le
anime ecologiste presenti tra i politici e nelle associazioni locali si
mobilitano, per informare e coinvolgere la cittadinanza. Come
già fatto in altre realtà, la proposta è
quella di un referendum consultivo. |
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Ne
abbiamo parlato con Alberto Caspani, consigliere comunale e capo gruppo
della Lista per Biassono, partendo quindi proprio dal comune che
pagherà il costo maggiore in termini di consumo.
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Cominciamo da una prima riflessione sull’origine e l’impatto del
progetto. Ce n’è proprio bisogno? E’ stata valutata la presenza di
strutture vuote e/o sfitte?
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“Nonostante
le ripetute richieste in consiglio comunale affinché
l’amministrazione di Biassono produca uno studio dettagliato, o
lo richieda all’operatore del Masterplan a integrazione della
documentazione sinora prodotta, non esiste alcuna mappatura circa gli
edifici aziendali abbandonati nel tempo, né in merito agli
edifici tuttora vuoti. La crisi economica di questi anni si è
però fatta sentire anche nel comparto aziendale biassonese,
tant’è che numerosi edifici ubicati nell’area
industriale non mostrano segni d’attività o presentano
cartelli per affitto/vendita. Siamo ben lungi, dunque, dall’aver
esaurito le potenzialità dell’esistente”.
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Sono state considerate le realtà esistenti da aiutare?
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“Non
è mai stato organizzato un incontro pubblico o
un’iniziativa di confronto con le aziende presenti sul
territorio, affinché si adottino politiche di coordinamento,
orientamento strategico, o partnership. Proprio per questo motivo, a
settembre Lista per Biassono proporrà un evento pubblico nella
sala civica di Villa Verri che coinvolga non solo le aziende del
territorio, ma anche l’Associazione degli industriali di Monza e
Brianza: ci si focalizzerà sull’attuale situazione di
mercato, sui rapporti pubblico-privato in campo produttivo-aziendale,
sulle nuove strategie di sviluppo sostenibile ed economia
circolare”.
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Eppure
la situazione è critica da tempo: a Biassono, già
consumato per più della metà del territorio, ci
sarà l’impatto maggiore. A Monza, Vedano al L. e Lissone
(quest’ultimo consumato per oltre il 70%) altro consumo. Come mai
vengono trascurati i costi derivati?
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“Il
problema è che il Masterplan, per com’è stato
presentato, non prende assolutamente in considerazione fattori quali le
conseguenze dovute all’impermeabilizzazione del suolo, i maggiori
costi energetici, l’alterazione del microclima per la scomparsa
delle aree boschive, una valutazione dell’inquinamento prodotto,
così come dei flussi di traffico generati. Ha
un’impostazione unidimensionale, basata su previsioni soggettive
e lacunosa anche dal punto di vista di dettagli tecnici essenziali per
il calcolo dell’impatto ambientale (ad esempio, non ci sono
indicazioni sull’altezza massima degli edifici, col rischio di
produrre volumetrie in grado di raggiungere il milione di metri cubi).
Manca di fatto una fondata valutazione di carattere
ambientale-paesaggistico”.
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Secondo
ISPRA, negli ultimi anni monitorati (2012-2015) le perdite economiche
sono considerevoli: Monza ha perso fino a 180.000 €. Intorno ai
10.000 euro Biassono e Vedano. Sono valori sottostimati perchè
calcolai sulle aree libere perse, pr sapendo che gli effetti negativi
vanno ben oltre. Si vedono le conseguenze?
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“Biassono
ha da anni problemi di smaltimento delle acque meteoriche, solo in
parte attutiti da recenti lavori di sostituzione e ampliamento dei
dotti, per altro concentrati nel centro storico. L’area al
confine con Macherio resta tuttora a rischio, ma fenomeni di
allagamento si sono verificati anche nella zona industriale verso il
confine con Lissone, proprio per l’eccesso di
impermeabilizzazione del suolo. La siccità di questi ultimi anni
ha solo reso meno visibile il problema”.
In più:
“Sorgendo su un territorio di naturale canalizzazione delle acque
meteoriche, oltre ai rischi d’intensità meteorica, a
Biassono si aggiungo quelli di carattere idro-morfologico. Un tempo il
sistema delle rogge aiutava a scaricare ampi quantitativi d’acqua
verso il territorio del Parco di Monza: ora gli stessi finiscono invece
per allagare le strade del paese secondo un preciso disegno convergente
verso piazza S. Francesco, nel centro storico”.
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Con
questo progetti, l’ambiente e il paesaggio sarebbero modificati
in modo permanente: suolo eroso, perdita nella produzione agricola,
diminuzione della qualità degli habitat. Questa zona è
sempre stata “risparmiata” o c’erano già stati
tentativi di destinarla ad edificazione? Sono differenti le posizioni
assunte dalle amministrazioni comunali coinvolte?
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“I
terreni a destinazione agricola e strategica sono stati ripetutamente
mortificati nel corso degli ultimi 30 anni, 25 dei quali a conduzione
leghista a Biassono. Gli stessi agricoltori di Biassono, raccolti sotto
il Comitato Fiera San Martino, sono i primi oggi a lamentarsi per la
perdita di territorio agricolo e per il frazionamento dei pochi lotti
rimasti, ormai inutilizzabili per produzioni redditizie. L’area
al confine con Lissone è stata destinata a espansione
industriale sin dai tempi del Piano regolatore generale, impostato
quando l’amministrazione era ancora a conduzione democristiana.
La Lega Nord ha recepito le linee di sviluppo e concretizzato la spinta
urbanizzante, trasformando la destinazione agricola in
industriale/produttiva, senza valutare alcuna possibilità di
coinvolgere i proprietari privati in progetti di cinture verdi
strategiche, o parchi urbani da inserire nei Parchi Locali di Interesse
Sovracomunale (PLIS) esistenti. Benché sia oggi possibile trarre
benefici economici da soluzioni “green”, il dibattito a
Biassono è del tutto assente e impensato”.
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Il
traffico indotto: si parla anche dell’ipotetica Strada
Provinciale 6, opera connessa alla realizzazione dell’autostrada
Pedemontana Lombarda: qual è l’aggiornamento su quella
tratta dell’opera (la C)? si farà? con quali impatti sul
territorio?
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“Al
di là dei proclami di rito, senza fondi per Pedemontana è
altamente improbabile che il progetto di giunzione venga realizzato per
intero e già questo dovrebbe rappresentare un freno alle mire
della giunta leghista: il successo del Masterplan viene fatto dipendere
dagli inevitabili vantaggi strategici dell’unione
bretellina-Pedemontana. Generando più traffico, miracolosamente
le due opere attirerebbero aziende altamente specializzate a Biassono.
Un dogma, non supportato da alcuno studio strategico reale”.
“Al
momento i lavori della futura SP6 sono in corso fra la rotatoria della
Birona di Monza e via Nobel, dunque ancora al confine fra Monza e
Lissone: la conclusione prevista è fissata per novembre 2017.
L’arrivo a Biassono, sempre che la sostenibilità
finanziaria dell’opera regga e i lavori proseguano senza intoppi,
è da prevedere eventualmente per il prossimo bienno. Il
Masterplan ha in programma due fasi di sviluppo: la prima di 40.000
metri quadrati di superficie coperta, la seconda di 50.000,
condizionata però dall’arrivo di Pedemonta”. |
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Con quali impatti sul territorio?
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Il
rischio, dunque, è che si avvii comunque un piano
d’espansione senza poter far leva sulle “ipotetiche”
potenzialità di una rete di collegamento e trasporto pienamente
sviluppata, generando solo un appesantimento del traffico, senza
effettivi benefici economici, oltre a creare blocchi industriali del
tutto inutili rispetto alle potenzialità attuali. Se Pedemontana
dovesse arrivare mai a Biassono, avrebbe un effetto altamente
impattante non solo per l’area al confine con Lissone, ma anche e
soprattutto per gli ultimi terreni liberi in prossimità del
Lambro: sono previsti due svincoli giganti che divorerebbero anche
buona parte del territorio libero a est (oggi sotto tutela del Parco
Valle Lambro).
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E’
un progetto di carattere sovra-comunale. I cittadini vogliono ambiente
pulito e salute, non solo quelli di Biassono. C’è
l’appoggio e coinvolgimento di associazioni o esponenti degli
altri comuni coinvolti?
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“Lista
per Biassono sta informando sui rischi di cementificazione del proprio
territorio ormai da molti anni: il Piano di Governo del Territorio
è stato approvato (col nostro voto contrario) nel 2013, a
seguito di ripetuti banchetti e iniziative di sensibilizzazione per
evitare il peggio. Con la giunta leghista, all’epoca guidata dal
sindaco Piero Malegori, non è stato possibile alcun dialogo
costruttivo, né mediazione, nonostante fossero state prodotte 13
osservazioni critiche e propositive al PGT. Il ricorso al Tar che Lista
per Biassono ha poi intrapreso rispetto al documento approvato,
è stato interamente finanziato dalla lista, senza alcun aiuto da
parte di altre forze di minoranza. Abbiamo anche prodotto un libretto
informativo distribuito a tutti gli elettori di Biassono, organizzando
diversi incontri pubblici. Oggi ci ritroviamo a combattere la battaglia
interna al Comune da soli, visto che l’altra forza di minoranza
in consiglio comunale ha declinato la proposta di lavorare insieme
all’indizione di un referendum consultivo per chiedere alla
giunta la sospensione dei progetti di cementificazione del territorio.
Al contrario, abbiamo avviato un’ottima collaborazione con altre
liste civiche esterne a Biassono: LabMonza e Lissone Bene Comune,
entrambe contrarie a un consumo di territorio che interesserebbe i loro
stessi spazi di confine, nonché con tutte le associazioni
afferenti all’Osservatorio del PTCP (Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale) di Monza e Brianza. Vorremmo che il Comitato
referendario recentemente costituito funzioni come aggregatore di tutte
le realtà locali che hanno a cuore la difesa di una Brianza
più verde e sostenibile. L’obiettivo comune è
d’indire quanto prima il referendum consultivo a Biassono: in
caso di esito contrario ai disegni della giunta, potrebbero infatti
esserci conseguenze anche sui piani d’espansione previsti negli
altri Comuni interessati dal Masterplan provinciale (in particolare
Vedano al Lambro e Lissone)”.
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Il
tavolo di discussione avviato in Provincia, può rendere
più lungo e complicato l’iter di approvazione? Può
al tempo stesso rendere più difficile il controllo da parte dei
soggetti interessati alla difesa del suolo?
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“Dipende
tutto dall’orientamento che assumeranno le giunte coinvolte nel
Masterplan provinciale. Al momento, ad esempio, Monza e Lissone sono
contrarie a ulteriore consumo di suolo, mentre Vedano e Biassono
spingono per l’attuazione dei propri ambiti. Questa spaccatura
potrebbe allungare i tempi di accordo e rallentare dunque le spinte
speculative. Al contrario, la ricreazione di un blocco politico
uniforme nei Comuni coinvolti potrebbe rappresentare il colpo di grazia
per la battaglia contro la cementificazione della Brianza
meridionale“. |
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Veniamo
infine alla proposta di un referendum consultivo: è la prima
volta che viene usato? quali speranze può dare? quanto
può influire un’iniziativa di carattere comunale su un
progetto sovra-comunale?
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“A
Biassono la possibilità d’indire un referendum consultivo
è prevista nello Statuto comunale sin dal 2004, ma come
strumento concreto di democrazia diretta non è mai stato
utilizzato. Non a caso, manca tuttora il regolamento applicativo
previsto per disciplinare la raccolta delle firme e lo svolgimento del
referendum stesso: Lista per Biassono ha elaborato un testo apposito
che sarà in approvazione nel prossimo consiglio comunale.
Essendo di carattere consultivo, il referendum non ha valore vincolante
rispetto alle scelte della maggioranza, ma può manifestare
oggettivamente il dissenso popolare verso il suo operato: nelle ultime
elezioni amministrative, sia Lista per Biassono che il secondo gruppo
di minoranza entrato in consiglio comunale avevano nel proprio
programma l’imperativo di non consumare più territorio a
Biassono. Dal momento che i voti dei rispettivi elettorati risultano
superiori rispetto a quelli della Lega Nord, che ha però vinto
le elezioni con una maggioranza relativa, la scelta di
quest’ultima circa l’opportunità di dar seguito al
Masterplan in area industriale e agli altri ambiti di trasformazione
del PGT è ormai problematica. Occorre necessariamente una
consultazione per capire quale sia l’effettiva volontà
popolare: il rischio è che si attuino progetti invisi alla
maggioranza dei biassonesi, causando una compromissione del territorio
comunale poi irreversibile”.
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