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I modelli qui
riprodotti non sono quelli originali, progettati
e costruiti da G. Ferraris, i quali andarono quasi completamente
distrutti
nell'incendio dell' "Esposizione nazionale elettrica" di Como, 1'8
luglio
1899 [*], insieme coi cimeli di Volta. I pochi resti bruciacchiati,
furono
collocati nel vecchio studio di G. Ferraris, conservato nel Politecnico
di Torino e andarono definitivamente distrutti nell'incendio del
Politecnico,
in seguito a un bombardamento, il 9 dicembre 1942.
Questi modelli furono ricostruiti, dopo
l'incendio del
1899, sotto la guida del prof. Guido Grassi, successore di G. Ferraris
alla scuola di Torino e forse, secondo una tradizione orale, dallo
stesso
operaio che aveva fatto i primi apparecchi 14 anni prima. Due di essi
portano
ancora i cartellini scritti dal prof. Grassi. Essi sfuggirono
all'incendio
del 1942 perché erano conservati all'Istituto Elettrotecnico
Nazionale. Tutti
i modelli dei primi motori a campo
rotante
di G.
Ferraris oggi esistenti, anche all'estero e anche quelli del museo
Ferraris
a Livorno Ferraris, sono copie di quelli qui riprodotti. La fotografia
eseguita prima del 7 marzo 1897 riprodotta negli "Atti della
Associazione
Elettrotecnica Italiana" - vol. I - 1897/98, è l'unico
documento
rimasto della configurazione dei cimeli originali.
[*] Nell'anno
1899 i modelli (insieme con altri apparecchi,
cimeli e carte di Galileo Ferraris) furono mandati alla "Esposizione
Nazionale
Elettrica e di Prodotti serici", organizzata a Como per festeggiare il
centenario della scoperta della pila di Volta.
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