|
Nasce
il
22 febbraio 1857 ad Amburgo, il
padre era un
avvocato di origini ebraiche, ma la famiglia era stata battezzata e
tendeva
ad integrarsi nell'ambiente sociale tedesco. Il
padre fu dapprima avvocato, poi giudice
e infine divenne
Senatore della città di Amburgo (equivalente di assessore
odierno). Heinrich era uno
studente modello,
delle
sceltissime
scuole che frequentò, imparò molte lingue.
Studiò a
Dresda, a
Monaco e a
Berlino. A
ventitré anni si
laureò con
la tesi "induzione
nelle sfere rotanti". Nel 1880 divenne
assistente di
von Helmholtz,
già docente
dell'università di
Berlino. Nel
1883 ottenne
l'abilitazione a Kiel Nel
1885 ebbe l'
incarico
presso
l'Università
di Heidelberg. Nel
1889 era docente
all'Università
di Bonn. | |
 |
| |
|
|
Heinrich
Heinrich,
Rudolph Hertz nasce
ad Amburgo, il 22 Febbraio 1857, in una delle più illustri
famiglie
della città; il padre Gustav, di origine ebraica, era
avvocato e
uomo di cultura. Fin da bambino mostra una passione ed una propensione
straordinarie per la costruzione di piccoli strumenti e congegni;
apprende
le tecniche di lavorazione del metallo e del legno e segue specifiche
lezioni
di disegno meccanico. Hertz si avvarrà di questo
addestramento
tecnico
nello svolgimento delle sue ricerche sperimentali. Terminato
il
Ginnasio, gli
interessi
prevalenti per le
discipline tecnico-scientifiche, lo portano a scegliere la
Facoltà
di Ingegneria. Svolto il
servizio militare, sceglie di
dedicarsi completamente
alla ricerca universitaria: tra il 1877
e il 1878 trascorre un anno intero
all’Università
di Monaco affinando le proprie conoscenze
matematiche e seguendo dei corsi
presso l’Istituto
Tecnico, dove intraprende ricerche
di fisica sperimentale. Il
1878 si trasferisce
all’Università di Berlino
per completare la propria formazione nel prestigioso laboratorio di
fisica diretto
da Hermann
von Helmholtz, il cui indirizzo di ricerca era noto all’epoca
per la
stretta
combinazione tra ricerca sperimentale ed elaborazione teorica.
| |
|
| Il naturale
talento e
la solida preparazione
consentono ad Hertz di mettersi in luce all’interno
dell’ambiente
accademico berlinese; a
notarlo è
lo stesso von Helmholtz che non esita a seguire personalmente il
giovane
allievo,
stimolandone l’ingegno
e incoraggiandone la carriera. La
carriera di Hertz procede per tappe
molto rapide:
nel 1880 entra come assistente nel laboratorio
dell’Università di
Berlino, nel 1883
il Ministero prussiano della Pubblica Istruzione lo induce a conseguire
la libera docenza a
Kiel, con
la prospettiva di una successiva promozione;
nella Pasqua del 1885 viene
chiamato come
professore ordinario di Fisica al Politecnico
di Karlsruhe, dove porta a
compimento le
sue ricerche sulle onde elettromagnetiche. A Karlsruhe sposa
Elisabeth Doll, figlia di
un collega. Il secondo
semestre del 1889 accetta la
carica di Ordinario
di Fisica all’Università di Bonn. Negli anni
seguenti ottiene
numerosi
riconoscimenti dalle
Accademie e dagli Istituti di tutta Europa:
nel 1888 la Società Italiana
delle Scienze
gli conferisce la medaglia Matteucci, nel 1889 l’Academie des
Sciences
di Parigi gli
conferisce il premio
La Caze, e la K. K. Akademie di Vienna
il premio Baumgarten; nel 1890 la
Royal Society
gli conferisce la medaglia Rumford. Le
Accademie di Berlino, Monaco, Vienna,
Gottinga, Roma,
Torino e Bologna, lo eleggono a membro
corrispondente, e il governo
prussiano gli conferisce
l’ordine della Corona. Anche
dopo la storica scoperta delle onde
elettromagnetiche,
realizzata tra il 1886 e il 1888, che lo rende celebre e conteso, Hertz
rimane un uomo riservato e pacato; rifiuta anche la cattedra di Fisica
teorica all’Università di Berlino, per essere
libero di poter
continuare
la propria attività intensamente e senza pressioni esterne.
Helmholtz lo ricorda così
nella
prefazione ai
“Principi”: Heinrich
Hertz si è assicurato
attraverso le sue
scoperte una gloria imperitura nella scienza.
Ma il suo ricordo non
sopravviverà solo
attraverso i suoi lavori: per tutti coloro
che lo conobbero resteranno
indimenticabili le
amabili qualità del suocarattere,
la sua immutabile modestia, il
suo caloroso
riconoscimento del lavoro altrui,
la sincera riconoscenza per i suoi
insegnanti.
Per lui era sufficiente operare per
la verità, quella verità
che perseguiva
con ogni sforzo; mai in lui prevalse la benché minima
traccia di
brama di
gloria o di
interesse personale. Gli
amici e i colleghi lo ricordano di
natura silenziosa
e schiva, restio a rivendicare i meriti di una scoperta o intuizione;
attento e acuto,
non risparmiava
però giudizi di disapprovazione e sdegno nei confronti di
studi
negligentemente condotti
o esibiti. Colpito da
un’incurabile malattia alle
ossa, già
nel novembre del 1892 le sue condizioni divengono molto precarie;
ciononostante,
Hertz continua
l’attività didattica universitaria. Proprio in
questi ultimi
anni si dedica
interamente al
progetto di una generale rifondazione della meccanica, dando vita ai
Prinzipien
der Mechanik [I Principi della meccanica] Nonostante la malattia, che
talora lo
costringe a rallentare
e sospendere gli studi, Hertz riesce ad
ultimare l’opera; le lettere scritte ad
amici testimoniano
la sua intenzione di rivedere e sviluppare
in modo compiuto alcune parti,
solo provvisorie,
in modo particolare il secondo libro,
ma l’avanzare della malattia glielo
impedisce:
Hertz muore il primo gennaio del 1894. Roberta Milani
| |
|