|
Al Sig.r Francesco Torricelli drappaiolo di N.ro Sig.re, a Roma, in
Trastevere, nel vicolo dirimpetto a S. Margherita, 25 ottobre 1647.
Molt'Ill.re
&.
Con altra mia de' 14
corrente diedi avviso a V. S. della grave malattia del S.r Vangelista
suo fratello e delle diligenzie che si facevono dalli amici e dal
Ser.mo Gran Duca N.ro P.rone per la sua salute, e duplicai la lettera
per assicurarmi che una almeno che per mano di un Gentiluomo, fu il
Sig.r Braccio Manetti mio P.rone, fu messa alla posta, le pervenisse.
Non mi maraviglio che V. S. o il Sig.r Carlo suo fratello non sia
comparso, perchè le consigliavo a non si muovere senz'altro
avviso, per quei rispetti che nella lettera scrissi, ma temo ben
fortemente che qualche loro risposta sia mal capitata, non mi potendo
persuadere che, astenendosi dal venire, si siano anco astenute dallo
scrivere. E pure io le dicevo che indirizzasse la lettera all'Opera di
S. Maria del Fiore. Quel che più, anzi infinitamente, mi
duole
è che io devo dare a V. S. l'infelice nuova della morte del
Sig.r Vangelista, seguita questa mattina due ore incirca avanti giorno,
con pianto universale della città e sentimento straordinario
del
Gran Duca. Ha fatto testamento, lasciandone me esecutore et eredi, per
le due parti, il Sig.r Carlo e, per uma parte, V. S., dopo alcuni
legati di non molta importanza. La spesa nella malattia c nel lunerale
sarà di qualche buona somma, quale non posso così
presto
significare a V. S. Si son trovati in danari contanti qualcosa meno di
trecentocinquanta scudi; nel resto il miglior mobile è una
collana d'oro con medaglia, che in tutto pesa oncie sedici incirca; il
rimanente dell'eredità non sarà gran cosa. Di
tutto si
è fatto inventario puntuale, come le Sig.rie Vostre potranno
vedere. Et il corpo si è depositato nelle volte della chiesa
principalissima di San Lorenzo questa sera, e gli si farà
qualche inscrizione per memoria e per consolazione nostra e di lor
altri parenti.
Volendo V. S. o il
Sig.r Carlo pigliarsi disagio di venire in persona, sarà
necessario che quello di loro che verrà sia di vista e di
nome
conosciuto da alcuno di questa città, et habbia seco procura
del
fratello; e, venendo ambedue, sarà necessario che ambedue
siallo
conosciute egualmente. E mentre non voglino venire, basterà
che
faccino e mandino procura speciale e sufficiente in persona qua
conosciuta, che per loro riceva quanto ci sarà e ne possa
lare
la quietanza opportuna. Favorischino per grazia di qualche pronta
risposta, perché io possa vover più quieto; e si
assicurino che io custodirò le lor cose con quella
fedeltà e diligenzia che mi detta la mia natura,
m’obliga il
debito di cristiano e di persona ben nata, e ricerca la totale
confidenza in me del Sig.r Vangelista, che fra tant’altri
m’ha eletto a
questa cura. Mentr’io con ogni affetto prego Nostro Signore
Dio che
consoli le Sig.rie V.re, alle quali per fine bacio le mani.
Firenze,
25 ottobre
1647
|
|