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DOCUMENTI E RASSEGNA STAMPA sulla discarica Molinara a  Desio

   
2019                 Interrogazione al Ministro dell'ambiente
 
 
29 ottobre 2019
del Sen. Gianmarco Corbetta  (M 5 S)
 
   

Desio, Molinara: dopo 11 anni nessuna bonifica. Interrogazione al Ministro dell’ambiente

   
Era il 2008 quando, nell’ambito dell’operazione “Star Wars”, la polizia provinciale scoprì la “cava della ‘ndrangheta” di via Molinara a Desio.
 
Con le sue centottantamila tonnellate di rifiuti illegali, anche pericolosi, la discarica fece molto scalpore: non solo una bomba ecologica ma anche il segno inequivocabile della capacità della ‘ndrangheta di agire indisturbata nel territorio brianzolo. Tra le cause principali, secondo quanto era emerso dalle inchieste giudiziarie, la scarsità dei controlli da parte delle autorità e una diffusa omertà.

Oggi, dopo undici anni, una fitta vegetazione ha ricoperto la cava ma le centottantamila tonnellate di rifiuti illegali sono ancora lì, dove la ‘ndrangheta le aveva scaricate.

 
 In undici anni il Comune non ha prodotto nessun risultato concreto. Non ha fatto nemmeno quei controlli minimi che erano stati subito proposti dall’ingegner Farina (consulente per la bonifica) proprio per tenere sotto controllo la situazione, verificare nel tempo lo stato della falda acquifera e poter intervenire d’urgenza in caso di necessità.
 
   
Nel 2014, da consigliere regionale della Lombardia, avevo portato la commissione regionale antimafia in visita alla cava per sensibilizzare i consiglieri regionali e cercare di sbloccare una situazione che era immobile già da troppi anni.

 
In seguito ci sono state alcune interlocuzioni tra il Sindaco di Desio e Regione Lombardia per avviare, con fondi regionali, la caratterizzazione ambientale. La caratterizzazione è un insieme di attività previste dalla legge che servono a ricostruire i fenomeni di contaminazione all’interno di un sito inquinato al fine di prendere decisioni realizzabili e sostenibili per la messa in sicurezza o la bonifica. Ma, tra beghe e rimpalli, il Comune (centrosinistra) e la Regione (centrodestra) non hanno prodotto nulla.

 
È inaccettabile che la discarica di via Molinara, emblema dello sfregio delle mafie all’ambiente e alla legalità in Brianza, dopo 11 anni sia ancora in attesa che le istituzioni intervengano e producano un risultato concreto!
Per questo ho recentemente presentato un’interrogazione al Ministro dell’ambiente Sergio Costa con la quale chiedo il suo intervento perché finalmente si facciano i controlli della falda acquifera, la caratterizzazione del sito e poi la bonifica.
   
 
Confido che il suo grande impegno per l’ambiente e la legalità possa sbloccare la situazione e portare un importante risultato anche a Desio!
 
 
Testo dell'INTERROGAZIONE
 
Atto n. 4-02255
Pubblicato il 9 ottobre 2019, nella seduta n. 153
CORBETTA - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -
Premesso che:
la cava di via Molinara nel comune di Desio (Monza e Brianza) occupa una superficie di 14.000 metri quadrati ed è classificata come area contaminata a causa dello smaltimento incontrollato di rifiuti di varia origine e qualità; conosciuta come "cava della 'ndrangheta" e scoperhttp://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Sindisp/0/1124296/index.htmlta nel 2008 nell'ambito dell'operazione "Star Wars" della Polizia provinciale di Monza e Brianza, era utilizzata dai fratelli Fortunato e Giovanni Stellitano, affiliati alla cosca Iamonte, come discarica abusiva nella quale venivano conferiti anche rifiuti pericolosi, quali residui plastici derivanti da lavorazioni industriali contenenti idrocarburi e terre contaminate da piombo e cromo. Le indagini geologiche avevano stimato un'asportazione abusiva di circa 100.000 metri cubi di ghiaia e smaltimenti abusivi per oltre 180.000 tonnellate di rifiuti;
secondo quanto riportato nella relazione del 12 dicembre 2012 della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti, il quadro delineato dalle investigazioni era quello di una vera e propria "Gomorra" in Brianza. Nel corso delle indagini nate per reati ambientali vennero accertati altri pesanti reati: lo spaccio di cocaina, la detenzione illecita e il ricorso all'uso di armi per regolamenti di conti e intimidazioni e il ricorso a incendi dolosi per dissuadere aziende e persone dallo sporgere denunce. Inoltre emergeva in modo evidente come "lo scarso controllo del territorio da parte degli enti e delle autorità preposte, accompagnato da una diffusa omertà" avessero consentito all'organizzazione criminosa "non solo di operare indisturbata per molto tempo sul territorio, con un non comune dispiegamento di uomini e di mezzi, ma anche di realizzare opere che erano chiaramente visibili da chiunque, già molto tempo prima dell'inizio delle indagini da parte dell'autorità giudiziaria". Si spiegava così l'enorme danno causato all'ambiente, posto che la spesa stimata all'epoca per il ripristino dei luoghi, con l'eliminazione del rischio che la contaminazione giungesse alla falda, superava la somma di 2,8 milioni di euro, pur se la prima falda si trovava a 30 metri di profondità e quella potabile a 90 metri;
in occasione dell'audizione dell'8 febbraio 2011 presso la citata Commissione parlamentare d'inchiesta, l'ingegner Giuseppe Farina, responsabile della perizia sulla bonifica del Comune di Desio, aveva suggerito al Comune, "in attesa che qualcuno decida chi deve effettuare la bonifica, di piazzare alcuni piezometri per valutare la qualità dell'acqua e per tenerla costantemente sotto controllo e, se del caso, di intervenire d'urgenza" per evitare di "compromettere tutti i punti che attingono l'acqua a sud di Desio, partendo da Lissone e dall'ultimo pozzo di Desio"; il suggerimento è stato ignorato dalle amministrazioni comunali che si sono succedute e di fatto i piezometri per controllare l'acqua della falda superficiale non sono stati installati;
con una comunicazione indirizzata al presidente e all'assessore per l'ambiente della Regione Lombardia, il 13 maggio 2014 il sindaco di Desio dichiarava l'impossibilità di sostenere il costo della caratterizzazione del sito, stimato in circa 136.000 euro, e chiedeva pertanto alla Regione di anticipare l'eventuale erogazione a copertura delle spese di bonifica al fine di trasferire al Comune le somme necessarie per la caratterizzazione;
il 29 luglio 2014 il Consiglio regionale approvava l'ordine del giorno n. 344 collegato al progetto di legge n. 179 (assestamento del bilancio) che invitava la Giunta regionale, "compatibilmente con le esigenze di bilancio e comunque nell'ambito delle risorse di settore, a porre in essere tutti gli strumenti più idonei affinché siano stanziate le risorse finanziarie necessarie a sostenere i costi per la caratterizzazione della cava di Via Molinara nel comune di Desio";
nel corso dell'incontro tecnico del 22 gennaio 2016 presso gli uffici regionali per la valutazione delle azioni necessarie per la bonifica o messa in sicurezza dell'ex cava, la Regione segnalava che la legge regionale n. 26 del 2003 prevedeva di finanziare i progetti di intervento predisposti dai Comuni, secondo criteri e limiti definiti, e pertanto chiedeva al Comune: a) di predisporre il piano di caratterizzazione dei rifiuti ubicati nella discarica, b) di adottare l'ordinanza sindacale per l'adozione delle misure di prevenzione e precauzione, così come previsto dall'art. 17-bis della legge regionale, c) di prevedere nel piano di caratterizzazione l'esecuzione di indagini ambientali preliminari al di sotto del corpo rifiuti, per la verifica della qualità delle matrici ambientali naturali;
il 1° aprile 2016 il sindaco di Desio trasmetteva alla Direzione generale ambiente energia e sviluppo sostenibile la proposta di piano di caratterizzazione dei rifiuti e chiedeva quali ulteriori azioni dovesse effettuare il Comune per sostenere il finanziamento pubblico regionale delle indagini di caratterizzazione; con tale comunicazione terminava l'interlocuzione tra i due enti sul tema della discarica di via Molinara. In seguito il sindaco dichiarava di non voler emanare l'ordinanza per l'adozione delle misure di prevenzione e precauzione, così come previsto dall'art. 17-bis citato, in quanto riteneva che non ci fossero le condizioni per tale provvedimento;
a fine 2017 il sindaco di Desio dichiarava che, nell'ambito dei 48 milioni di euro del bilancio comunale, il Comune avrebbe investito 150.000 euro per l'esecuzione della caratterizzazione della discarica;
i fondi per i lavori di caratterizzazione sono stati stanziati dall'amministrazione comunale di Desio nel bilancio di previsione per l'anno 2019;
dopo oltre 10 anni dalla scoperta della discarica nell'ambito dell'indagine "Star Wars", nessun tipo di controllo è stato effettuato per verificare il rischio di contaminazione della falda superficiale, i piezometri di monitoraggio non risultano ancora installati, la caratterizzazione del sito non è ancora iniziata e, considerata la mancanza di risorse comunali e l'impossibilità per il Comune di rivalersi sui responsabili dell'inquinamento, non è dato sapere quali fondi saranno utilizzati per la bonifica del sito, il cui costo, secondo le ultime stime dei tecnici, potrebbe arrivare a 5 milioni di euro,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda intraprendere iniziative di propria competenza affinché vengano realizzate con urgenza le attività di monitoraggio della falda superficiale, la caratterizzazione del sito e la successiva bonifica della discarica abusiva di via Molinara a Desio.
   
  vedi link Senato
       
2017
 
 
12 giugno
2017
   
   
Desio, la cava della ’ndrangheta in via Molinara: scoperta nel 2008, ecco com’è oggi - VIDEO
 
di Paola Farina  il cittadino MB
 
Per arrivare alla cava di via Molinara di Desio bisogna percorrere uno stretto sentiero tra rovi e arbusti. Ecco com’è oggi il liogo dove, nel 2008, è stata scoperta la cava piena di rifiuti illeciti, gestita dalla ’ndrangheta.
   
Per arrivare alla cava di via Molinara di Desio bisogna percorrere uno stretto sentiero tra rovi e arbusti. Dove, nel 2008, è stata scoperta la cava piena di rifiuti illeciti, gestita dalla ’ndrangheta, oggi c’è praticamente una selva. La via sterrata che porta all’area, a poca distanza dalla Valassina, è chiusa da una catena. Si può accedere solo a piedi.



Nel 2008, come scoperto dalla polizia provinciale, ci passavano camion stracarichi di materiale, anche inquinante, da interrare illecitamente nella cava. L’interramento avveniva soprattutto di notte. Nessuno, per mesi, aveva notato lo strano via vai. La stradina sterrata era percorribile con i mezzi e portava ad una vasta area, dove le ruspe hanno scavato in profondità, fino a 10 metri, e hanno sotterrato rifiuti tossici e nocivi  provenienti mezzo nord Italia, rifiuti tossici e nocivi.
Oggi la strada diventa sempre più stretta. Si riduce a un sentiero da percorrere a piedi, facendo lo slalom tra perenni pozzanghere, fango, arbusti e rovi. Della vasta e piatta area dove un tempo erano stati seppelliti rifiuti, non c’è più nulla. Al suo posto, ci sono montagnette che sorgono qua e là. Montagne di terra o di altro? A tratti, la terra scompare, lascia il posto ad un materiale più duro e compatto. Cemento, probabilmente. E sotto chissà cosa si nasconde.

A tratti, spuntano pneumatici e rifiuti, a testimoniare quello che potrebbe esserci sotterrato. Le parziali indagini geologiche effettuate anni fa hanno consentito di definire un’area di circa 30 mila metri quadrati, dove sono stati fatti scavi e sbancamenti. Sono stati asportati 100 mila metri cubi di ghiaia. Al suo posto, sono stati portate almeno 180 mila tonnellate di rifiuti.
       
«Il quadro che esce dalle investigazioni – scriveva nel 2013 la commissione parlamentare d’inchiesta sul traffico illecito di rifiuti - è quello di una vera e propria Gomorra in Brianza» 
     
I parlamentari invitavano ad intervenire con urgenza perchè i rifiuti ancora interrati potrebbero provocare gravi danni ambientali . Il terreno, sequestrato, era di Massimiliano Cannarozzo, che si è dichiarato nullatenente, non disposto a pagare la costosa bonifica.
I responsabili del disastro ambientale sono stati arrestati nell’operazione “Star Wars” della Polizia Provinciale, nel settembre 2008. In carcere sono finite 8 persone, tra cui Fortunato Stillitano, con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso. Tra i 160 mila metri cubi di rifiuti interrati, secondo i periti, ci sono anche rifiuti pericolosi, come residui plastici contenenti idrocarburi, cromo e piombo. Qualcosa oggi spunta dal terreno, tra la vegetazione selvaggia.


L’indagine della polizia locale che si è conclusa nel settembre 2008 ha fatto luce far luce su un traffico illecito di rifiuti nella cava di via Molinara, ma anche reati legati allo spaccio di stupefacenti, detenzione illegale di armi, intimidazioni e minacce, furti e ricettazione L’indagine era da una semplice segnalazione di una guardia ecologica volontaria.

La bonifica, secondo i periti, costerebbe sui 5 milioni di euro. Soldi che i responsabili dello scempio e l’allora proprietario del terreno dicono di non avere. Il costo della bonifica toccherebbe quindi al Comune, che ha chiesto un finanziamento alla Regione. Per fare in modo che la richiesta sia inserita nell’elenco delle bonifiche del Pirellone, occorre fare i carotaggi, ossia analisi più approfondite del terreno. Il costo si aggira sui 150 mila euro.
 
Nel 2014 il consiglio regionale aveva impegnato la Giunta della Regione a finanziare l’intervento. Ma ad oggi non c’è nessuno stanziamento. Intanto il tempo passa e secondo gli esperti bisogna fare presto perchè gli inquinanti potrebbero finire nella falda acquifera. Su via Molinara sono state fatte interpellanze parlamentare, ci sono stati sopralluoghi di commissioni, relazioni, perizie. Interventi che però non hanno portato a nulla di concreto.

 
2017
 
    
04 giugno 2017
Desio, la Regione: «Cava ’ndrangheta,ci vuole un’ordinanza del Comune»
Da il cittadino MB
Domenica 04 giugno 2017
      
    
La cava di via Molinara, la discarica della ’ndrangheta, deve essere bonificata ma finora non sono arrivati neanche i soldi per le analisi. Soldi promessi dalla Regione. Il Pirellone ora dice che ci vuole una ordinanza del Comune che certifichi la situazione d’emergenza. Il sindaco Corti: «Su che basi?»
    
I finanziamenti regionali per le analisi del terreno della cava di via Molinara non sono ancora arrivati. La Regione si era impegnata a stanziarli 3 anni fa. Ora l’assessore regionale all’ambiente Claudia Terzi, da noi interpellata, sostiene che i soldi potrebbero arrivare attraverso un altro canale, quello dell’urgenza, se il sindaco emana un’ordinanza di rischio sanitario. Ma il primo cittadino ribatte: «Sulla base di cosa dovrei emanare questa ordinanza? Avrebbero dovuto farla, se mai,gli amministratori quando è stata scoperta la cava, più di 8 anni fa. Adesso noi aspettiamo i soldi che la Regione ha promesso, senza dover ricorrere alle ordinanze d’emergenza». 
 
E’ l’ultimo capitolo della lunga storia della cava della ’ndrangheta, scoperta nel 2008 e mai bonificata. Sotto si nascondono rifiuti anche pericolosi. La bonifica costa 5 milioni di euro. Prima , occorre ì fare le analisi di caratterizzazione, per esaminare la natura dei rifiuti. Il costo è di circa 150 mila euro.
 
«Abbiamo ricevuto le segnalazioni del sindaco di Desio – sottolinea l’assessore regionale all’ambiente Claudia Terzi - . Al primo cittadino è stato spiegato come la Regione possa finanziare due tipi di interventi: quelli previsti dalla programmazione, pubblicati nel Piano Regionale Bonifiche, la cui graduatoria si aggiorna ogni 3 anni. Oppure c’è la possibilità di finanziare interventi di messa in sicurezza di emergenza o azioni di prevenzione alla diffusione dell’inquinamento in presenza di un rischio sanitario. Questa opzione si configurava adeguata per supportare la volontà del comune di Desio di procedere con la caratterizzazione del sito. Per seguire questa possibilità il sindaco deve emanare un provvedimento che indichi la sussistenza dei requisiti di urgenza, e attraverso un’ordinanza comunale, affermare che esiste un rischio sanitario. La Regione potrebbe così finanziare un intervento di emergenza e urgenza. Questi passaggi non ci risultano ancora svolti, così come non abbiamo ricevuto dal comune richiesta di finanziamento dell’intervento».
 
«Il consiglio regionale aveva approvato l’impegno per il finanziamento nel 2014 - ribatte il sindaco - Prendo atto che il consiglio afferma una cosa e l’assessore un’altra». Se mai si dovessero fare le analisi, ci sarà poi da progettare l’intervento vero e proprio. Invece della bonifica, Società Pedemontana propone il “capping” , una copertura delle zone inquinate con membrane impermeabili. «Ora– dice l’assessore Terzi - non possiamo esprimerci sul fatto che il capping sia o meno la soluzione migliore, dobbiamo prima capire cosa contiene la cava».

Paola Farina
 
   
   
2017
       
20 maggio 2017    
 
2017
     
13 maggio 2017
     
   
2015
 
                 
24 marzo 2015
INTERROGAZIONE M5S SULLA DISCARICA ABUSIVA DI VIA MOLINARA A DESIO
   



(mi-lorenteggio.com) Roma, 24 marzo 2015 - “Vogliamo capire quanto la discarica abusiva di via Molinara a Desio stia inquinando il nostro territorio e l’acqua della falda, visto che fra le preoccupazioni che la riguardano c’è anche il fatto che il percolato dei rifiuti pericolosi, con ogni probabilità, sia già arrivato alla prima falda acquifera posta a 30 metri dal livello del terreno e anche a quella potabile posta più in profondità”.

Così il deputato M5S Davide Tripiedi, esprime i suoi timori circa la discarica dove sono stati illegalmente sotterrati rifiuti tra i quali gomme di auto e camion, demolizioni di manufatti, rifiuti pericolosi corrispondenti a residui plastici derivanti da lavorazioni industriali contenenti idrocarburi e terre contaminate da piombo e cromo, per un totale di 178 mila metri cubi. La storia della “cava della ‘ndrangheta” è risaputa.

Nell’ambito dell’operazione “Star Wars” coordinata dalla squadra della Polizia provinciale di Milano contro la criminalità organizzata al nord e portata a termine nel 2008, è emerso che a Desio, nei primi mesi dello stesso anno, alcuni soggetti malavitosi titolari di una ditta che si occupava di demolizioni, hanno sversato per anni ogni genere di rifiuti dopo aver sottratto la terra della cava, poi riutilizzata a scopo edilizio, per decine di metri di profondità. “Da che l’area fu posta sotto sequestro, sono passati sette anni, ma ancora tutto è fermo” - continua il deputato Tripiedi - “Con un’interrogazione a mia prima firma rivolta al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Ambiente, ho chiesto loro di poter far svolgere accurate ispezioni coordinate dal N.O.E. dei Carabinieri al fine di poter stabilire quali siano, ad oggi, i livelli di inquinamento del sito e quale sia il livello di contaminazione delle falde acquifere sottostanti. Una volta appurato questo, che si valuti l’opportunità di inserire l’area nei Siti di Interesse Nazionale”.
 
2014
     

Desio, Cava della n’drangheta: primi passi verso la bonifica  

31 luglio 2014   MB NEWS
 
Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno, proposto dal Consigliere Regionale del Movimento 5 Stelle, Gianmarco Corbetta che porterà alla realizzazione delle attività di caratterizzazione della Cava Molinara di Desio. Nel sito, tristemente noto come cava della ‘Ndrangheta, si stima siano stipati circa 180 mila tonnellate di rifiuti abusivi e in parte pericolosi.

L’ordine del giorno invita la Regione Lombardia a farsi carico dei costi (stimati attorno ai 150 mila euro) di caratterizzazione del sito, e cioè della ricognizione del tipo di rifiuti nella cava che è l’attività propedeutica alla bonifica. L’ordine del giorno fa seguito alla visita della Commissione Regionale Antimafia a Desio di qualche settimana fa durante la quale tutti i commissari avevano preso l’impegno ad intervenire.
“Sono molto soddisfatto del risultato raggiunto. Le attività che chiediamo alla regione sono propedeutiche alla bonifica. Nessuno infatti sa che tipo di rifiuti la ‘ndrangheta ha sversato nel sito trasformandolo in una discarica abusiva.  ha dichiarato – Gianmarco Corbetta, consigliere del Movimento 5 Stelle – La Cava Molinara è nota a livello nazionale come la Gomorra del Nord e fino ad oggi le istituzioni non se ne sono occupate. L’impegno della Regione, sottoscritto da tutti i partiti presenti in Consiglio Regionale, è ora nero su bianco. Vigileremo perché finalmente un passo obbligato verso la bonifica sia concretamente effettuato”.
 
2014
 
Desio - Il primo passo verso la bonifica della «cava della ’Ndrangheta»

di Laura Ballabio da il Giorno 31 luglio 2014

IL CONSIGLIO REGIONALE della Lombardia ha approvato all’unanimità un ordine del giorno, proposto dal Consigliere Regionale del Movimento 5 Stelle, Gianmarco Corbetta, che porterà alla realizzazione delle attività di caratterizzazione della Cava Molinara di Desio. Nel sito, tristemente noto come cava della ‘Ndrangheta, si stima siano stipati circa 180 mila tonnellate di rifiuti abusivi e in parte pericolosi. L’ordine del giorno invita la Regione Lombardia a farsi carico dei costi (stimati attorno ai 150 mila euro) di caratterizzazione del sito, e cioè della ricognizione del tipo di rifiuti nella cava che è l’attività propedeutica alla bonifica.
L’ordine del giorno fa seguito alla visita della Commissione Regionale Antimafia a Desio di qualche settimana fa durante la quale tutti i commissari avevano preso l’impegno ad intervenire. «Sono molto soddisfatto del risultato raggiunto. Le attività che chiediamo alla regione sono propedeutiche alla bonifica. Nessuno infatti sa che tipo di rifiuti la ‘Ndrangheta ha sversato nel sito trasformandolo in una discarica abusiva – ha spiegato il promotore dell’ordine del giorno Gianmarco Corbetta, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle - La Cava Molinara è nota a livello nazionale come la Gomorra del Nord e fino ad oggi le istituzioni non se ne sono occupate.
L’impegno della Regione, sottoscritto da tutti i partiti presenti in Consiglio Regionale, è ora nero su bianco. Vigileremo perché finalmente un passo obbligato verso la bonifica sia concretamente effettuato». Bisogna tornare al 2008, per ripercorre gli ultimi anni di quella che è stata l’inchiesta «Star Wars», portata avanti dall’allora Polizia provinciale di Milano. Per oltre 10 mesi gli agenti si sono appostati e hanno osservato e documentato gli scarichi abusivi nell’area a ridosso della Strada Statale 36, in mezzo ad una distesa di sabbia di oltre 30 mila metri quadrati. Nel 2012 arrivano le prime stime per la bonifica.
«Era una proposta bipartisan che è stata elaborata durante l’incontro regionale della commissione antimafia organizzato qui a Desio – ha spiegato il sindaco Roberto Corti– Siamo molto contenti perché è un passo in avanti. Dal punto di vista operativo è stato approvato un ordine del giorno ora aspettiamo di capire quando potrà prendere il via la caratterizzazione e il conseguente piano di bonifica». Per i carotaggi e tutte le operazioni che identifichino il grado di inquinamento servono 140 mila euro più iva, una spesa totale che supera i 170 mila euro. Nel bilancio 2014 del comune di Desio è stata stanziata una somma per la caratterizzazione.
 
2014
 
28 luglio 2014
Bilancio 2014-2016 - Gianmarco Corbetta presenta ODG su Cava di Via Molinara (Desio) 28/07/2014  VIDEO
 
2013
 
13 giugno 2013
 Video "Pedemontana, non distruggere questo bosco unico", l'appello di un imprenditore di Desio  (disattivato da you tube)
   
2013
           
4 febbraio 2013
Video Desio, "Cava della 'ndrangheta": parola all'esperto Francesco Nicolodi  (disattivato da you tube)
   
2013
 
1 febbraio 2013
(filmato) La Gomorra della Brianza è a Desio  Da il Cittadino MB 01 febb 2013
 
 
   
6 marzo 2012
Desio, cava di via Molinara  138mila euro per il carotaggio
 
2012
    
 
 
2012
    
30 gennaio 2012
Desio, cava della 'ndrangheta: c'è il sospetto di rifiuti pericolosi   (il cittadino mb)
 
2010
    
25 ott 2010
IL CITTADINO MB ON LINE 25 OTT 2010
Desio, cava della 'ndrangheta Bonifica da 2,8 milioni di euro
 
2010
              
7 luglio 2010
Interrogazione  a risposta  scritta 4-07944PARLAMENTARE GRIMOLDI
       
INTERROGAZIONE PARLAMENTARE    sette luglio 2010  
 

 
Interrogazione  a risposta  scritta 4-07944 presentata da
On. PAOLO GRIMOLDI (lega nord )
mercoledì 7 luglio 2010, seduta n.349
 
GRIMOLDI. -
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
 
- Per sapere - premesso che:
 
nel settembre del 2008 nel territorio della città di Desio (MB), presso la cava di via Molinara, è stato rinvenuto un traffico illecito di rifiuti, controllato dalla 'ndrangheta, che ha portato all'arresto di 8 persone;
 
la polizia provinciale, che aveva avviato le indagini, aveva altresì iniziato delle attività di analisi dei rifiuti, che si sono però arenate per mancanza di fondi;
 
il comune di Desio ha recentemente incaricato un esperto per valutare i danni subiti dall'amministrazione comunale in seguito alla scoperta del traffico illecito; da un primo esame sembra che serviranno almeno due milioni di euro per bonificare la cava di via Molinara, ma si parla anche di tre milioni;
 
la bonifica dell'area è assolutamente necessaria ed urgente perché, oltre ai rifiuti generici e al materiale inerte (tra cui carcasse di automobili), nella cava sarebbero sepolti rifiuti pericolosi, quali cromo, eternit, piombo e metalli, tutte sostanze cancerogene;
 
sotto esame vi sono almeno 110 mila metri cubi di scavo abusivo, per una profondità di circa 6 metri; in alcuni punti però ci sono buche che raggiungono gli 11 metri;per capire quanto sia grande il danno per la salute dei cittadini, occorre analizzare anche la falda acquifera, installando dei «piezometri» a monte e a valle, e prelevare dei campioni di terreno estratti ad una profondità che va oltre i 12 metri;
 
al momento non è stato ancora deciso chi dovrà pagare le costose analisi e soprattutto le operazioni di bonifica -:  se intenda acquisire elementi in relazione alla bonifica citata in premessa in modo da tutelare la sicurezza dell'ambiente e della salute delle persone.
(4-07944)
   
 
    
2010
 
5 luglio 2010
Desio, bonifica vicina per la cava ’ndrangheta
 
2010
   
29 giugno 2010
Video   29 giugno 2010       Maria Fiorito consigliere Prov. MB  intervento sulla discarica di via Molinara a Desio
  
2010
    
26 maggio 2010
La Brianza trema per l’inchiesta sulla ’ndrangheta    (sito infonodo non piu' esistente)
"  NELLA STESSA ORDINANZA viene fuori anche il nome di Rosario Perri, un geometra calabrese a lungo in servizio all’ufficio tecnico del Comune di Desio e ora assessore della Provincia di Monza. «Con ordinanza del 25 marzo 2008 del Comune di Desio - scrive il gip - settore governo del territorio e ambiente, a firma Giuseppe Santoro, responsabile del procedimento e Rosario Perri, direttore del settore territorio, si ordina al figlio di Cannarozzo di bonificare il terreno. A riscontro dell’effettiva sussistenza dei rapporti vantati da Fortunato Stellitano con amministratori pubblici, va segnalata l’incredibile tempestività dell’ordinanza, propedeutica al dissequestro dell’area stessa, emessa il giorno dopo Pasquetta»." (estratto)
 
2010
      
22 maggio 2010
VIDEO maggio 2010   BREVE DOCUMENTARIO DELLA DISCARICA
   
VIDEO BLOCCATO ARBITRARIAMENTE DAL SITO AMERICANO YOU TUBE
   
la redazione sta cercando un'alternativa a questa società

che agisce politicamente  e non è asettica (capisci a me)
   
2010
 
14 maggio 2010
Video Gomorra a Milano (La 7 14 maggio 2010)  (disattivato da La 7)
 
2010
       
18 aprile 2010
Video shock della discarica di via Molinara di Desio NON BONIFICATA
 
2010    
     
12 aprile 2010
Cava 'ndrangheta è cancerogena Desio: 2 milioni per la bonifica
 
2010
      
12 aprile 2010
Lissone, arrestato l’uomo di collegamento nel Milanese delle cosche del Reggino  
     
Lissone, arrestato l’uomo di collegamento nel Milanese delle cosche del Reggino  
 
April 12, 2010 by juble  da Il Giorno articolo di DARIO CRIPPA
 
Arresto il pregiudicato Fortunato Stellitano Il traffico di droga passava da Lissone
 
— LISSONE —
«ALLORA domani pomeriggio ci facciamo una passeggiata...». Servono «un paio di lattoni di pittura». Voglio «una macchina». «La ragazza» non è arrivata puntuale all’appuntamento. E via così, nel linguaggio criptico di una consorteria dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti su larga scala.
Un meccanismo ben oliato, che riforniva di droga - cocaina soprattutto - i canali brianzoli e milanesi.
 
Il centro di approvvigionamento era nella provincia di Reggio Calabria, fra Platì e Melito Porto Salvo. Ma le diramazioni, le enclavi, puntavano talvolta molto più a Nord. E avevano come canale privilegiato proprio la Brianza, a Lissone. Qui aveva la sua abitazione (e un’impresa edile intestata al fratello) Fortunato Stellitano, «Nato» per gli amici. Qui alle volte avvenivano gli incontri d’affari illeciti, le cessioni. All’ospedale di Desio, dove era stato ricoverato per un breve periodo nel 2005, aveva chiesto avvenisse un abboccamento particolarmente urgente. E qui, nella sua casa al confine fra Lissone e Vedano, sono andati a «prelevarlo» e arrestarlo l’altro giorni gli uomini della Squadra mobile di Milano con i colleghi di Reggio Calabria su mandato del giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, Adriana Trapani. Fortunato Stellitano, secondo l’inchiesta «Eremo» della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, era infatti responsabile della «cellula operativa milanese». Originario di Melito Porto Salvo ma residente in via Pacinotti 84/A a Lissone, 44 anni, si occupava di rifornire il mercato milanese per conto di quella che è stata definita «un’associazione strutturata gerarchicamente, dotata di un ottimo livello di organizzazione, articolata in potenti consorterie di narcotrafficanti, spesso consorziate tra loro, con collegamenti con alcune delle principali cosche del Reggino».
 
L’operazione della Dda di Reggio Calabria ha portato all’esecuzione di 63 ordinanze di custodia cautelare (sulle 70 richieste) per reati che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, vendita, detenzione, trasporto e cessione illecita di cocaina, eroina, hascisc, marijuana. E nell’inchiesta, che ha visto indagate complessivamente 165 persone, spicca ancora una volta, secondo l’accusa, la presenza in controluce della ’ndrangheta: nomi sospetti, dal boss Carmelo Iamonte, ritenuto a capo dell’omonima cosca di Melito Porto Salvo (solo indagato) a quelli dei principali arrestati. Fortunato Stellitano non era volto nuovo, visto che era finito in cella nell’agosto di due anni fa nel corso di un’altra celebre operazione, condotta allora dalla Polizia provinciale di Milano e denominata Star Wars, che aveva consentito di scoprire fra Desio, Seregno e Briosco alcune discariche abusive di rifiuti pericolosi gestite dalla ’ndrangheta.
 
STAVOLTA però si parla, per l’appunto, di droga. Fortunato Stellitano, assieme a Luigi Virgara, viene accusato di aver gestito l’acquisto di importanti partite di cocaina destinata al mercato milanese e a quello di Torino. A provarlo ci sarebbe la messe di intercettazioni, telefoniche e ambientali, prodotta dagli inquirenti, e che documenterebbe trattative, acquisto e cessione della droga. E in un altro gruppo di indagati, che secondo l’accusa costituiva un’altra cellula autonoma dell’organizzazione, «gestendo in proprio un “giro” di spaccio al minuto», c’era un altro «brianzolo»: Emanuele Errante, 27 anni, residente a Concorezzo.
   
 Dalle discariche abusive agli stupefacenti ai clan: è nella nostra provincia la Locride del Nord?
— MONZA —
«NEI TERRITORI della Provincia di Monza e Brianza ci sono infatti comuni molto interessati dal fenomeno della ’ndrangheta, fra cui spicca in modo eclatante quello di Desio, su cui c’è un’allerta superiore a quella della media brianzola e nazionale».
Lo diceva un paio di settimane fa l’onorevole Paolo Grimoldi (Lega Nord). E gli arresti dell’altro giorno (operazione Eremo) partiti da Reggio Calabria per arrivare fino a Lissone starebbero lì a confermare questi sospetti.
Fortunato Stellitano era volto già noto per il traffico di rifiuti nel Desiano; nel filone dell’operazione «Eremo» è finito come indagato anche il boss Carmelo Iamonte da Melito Porto Salvo; l’ultima relazione della Commissione parlamentare antimafia e diverse informative dei carabinieri indicano proprio negli Iamonte (e nei Moscato) il presunto clan egemone operativo a Desio e dintorni... Coincidenze? Forse sì, forse no. Intanto la Brianza si conferma, come cartina di tornasole di un problema che esiste da tempo,il referente privilegiato di in un importante traffico di droga che aveva come cardine un personaggio molto particolare: Antonio Giuffrè, detto «il Barbiere», appena 36 anni (la ’ndrangheta sa rinnovarsi), nativo di Melito Porto Salvo.
Era lui il leader indiscusso di un impero del narcotraffico che, di passaggio in passaggio, e di nome in nome, arrivava dalla Locride fino al cuore del Milanese. Era qui che Tony Giuffrè, che era tutt’altro che uno sprovveduto, puntava (stiamo parlando del 2005) a far arrivare buona parte della «roba» di cui poteva disporre: perché solo al Nord si potevano fare certi affari, solo qui c’era un mercato in espansione. E per farlo Tony Giuffrè si affidava a personaggi fidati, senza disegnare però incontri, sia in Calabria che in Lombardia, fra gli interlocutori del nuovo impero della droga che voleva impiantare.
 
I rifiuti della Gomorra brianzola: rispunta l’inchiesta «Star Wars»
— DESIO —
QUANDO hanno dediso di andare ad arrestare Fortunato Stellitano, gli uomini della Squadra mobile di Milano sono andati prima a prendere informazioni da chi meglio di tutti poteva conoscerlo. E soprattutto poteva avere contezza dell’esatta ubicazione e natura (una villetta a schiera alla periferia fra Lissone e Vedano al Lambro) della sua abitazione: gli agenti della Polizia provinciale di Milano, che nell’agosto di due anni fa erano andati ad arrestarlo.
Fortunato Stellitano era infatti una delle otto persone finite in manette due anni fa al culmine dell’operazione Star Wars, che aveva scoperchiato - sono parole del generale Nazzareno Giovannelli, comandante della Polizia provinciale di Milano - «una pentola in ebollizione: la ’ndrangheta». «Star Wars» aveva consentito di scoprire qualcosa che sino a prima era parso inimmaginabile, almeno nel nostro territorio, uno scenario degno del libro-film Gomorra: camion che viaggiavano tutta la notte per scaricare rifiuti, manovali tenuti in piedi a dosi di cocaina, «monnezza» trasformata in denaro sonante. E soprattutto terra rubata per fabbricare il calcestruzzo e le buche riempite nottetempo con migliaia di metri cubi di rifiuti prodotti e smaltiti illecitamente da aziende del Nord Italia.
 
LE CIFRE erano spaventose: 65mila metri quadri di terreno sequestrati fra Desio, Seregno e Briosco, 178mila metri cubi di rifuti (talvolta pericolosi) seppelliti in buche profonde fino a 9 metri e larghe 50: materiale edilizio, ma anche residui plastici derivati da lavorazioni industriali contenenti idrocarburi, terre contaminate da piombo e cromo derivanti dalla demolizione di siti industriali, di attività galvaniche e conciarie. Un lavoro «colossale», che vedeva impiegati 12 Tir, 4 escavatori e 3 rimorchi, tutti sequestrati, per un valore complessivo di due milioni e mezzo di euro.
«I criminali - spiegava la Polizia provinciale di Milano nel Report 2009 - effettuavano scavi paragonabili per dimensioni a quelli per la costruzione della metropolitana milanese, a volte comprando o affittando i terreni, altre volte e più curiosamente sottraendo terra». Gli agenti provinciali ne sapevano qualcosa, visto che per arrivare a capo dell’inchiesta si erano dovuti sobbarcare un superlavoro durato una decina di mesi e che aveva fatto ricorso ai sistemi più sofisticati: 9mila ore di servizi di osservazione, pedinamento e controllo, videofotocamere per la ripresa nella completa oscurità, dodici utenze telefoniche intercettate, più di 45mila chiamate ascoltate, sistemi di radiolocalizzazione satellitare, 20 accertamenti chimici urgenti per la caratterizzazione dei rifiuti con l’impiego di un laboratorio tecnico attrezzato.
 
L’organizzazione, sospettata dagli inquirenti di essere vicina alla locale brianzola del clan Iamonte e accusata di reati che vanno dal furto alla ricettazione (i mezzi utilizzati erano spesso rubati), dall’incendio doloso al possesso illegale di armi fino allo spaccio, non è ancora uscita completamente dal processo. Un anno fa circa, però, dall’inchiesta erano usciti quattro personaggi che avevano chiesto e ottenuto di accedere al rito abbreviato o avevano patteggiato la pena. Fra di loro Ivan Tenca, condannato con rito abbreviato a dieci anni di reclusione e 30mila euro di multa; e poi Fortunato Stellitano, il fratello Giovanni e Giulio Bralla, che avevano invece patteggiato rispettivamente 4 anni, 3 anni e 6 mesi e un anno e 6 mesi di reclusione.
   
   
  
 
2010
       
22 marzo 2010
22 MARZO 2010 FACCIA A FACCIA Discarica via Molinara a Desio
22 MARZO 2010 FACCIA A FACCIA Discarica via Molinara a Desio mp4
   
2010
      
29 gennaio 2010
Pedemontana delle discariche Desio: ben due sul tracciato
    
da Il Cittadino di MB  on line
di Egidio Farina  29 01 2010
     
Pedemontana delle discariche Desio: ben due sul tracciato
 
Desio - Il definitivo passo verso l’approvazione del progetto e la realizzazione della Pedemontana si è compiuto il 19 gennaio. E’ la registrazione della Corte dei Conti delle prescrizioni e delle raccomandazioni avanzate dal Cipe lo scorso novembre. Ora potranno iniziare i lavori, che interesseranno anche la nostra città. E’ ancora presto per prevedere quando i cantieri si apriranno e quando le ruspe cominceranno gli scavi. Ma intanto si mettono a fuoco le prescrizioni del Cipe.
 
Tra queste, al punto 153 si parla di aree contaminate, ambiti di cava, terre e rocce da scavo. Il Comitato impone a Pedemontana di aggiornare le tabelle dei siti contaminati che si trovano sul percorso. Di aree contaminate la nostra città è ricca, la rendono famosa in tutta Italia. La più contaminata, per quanto se ne sa, è quella di via Molinara, tuttora sotto sequestro, dove la ’ndrangheta ha scelto di sotterrare i rifiuti tossici trattati da qualcuno dei suoi clan.
 
La bonifica non è ancora per niente partita, quindi è ben lontano il momento in cui si saprà cosa c’è esattamente sotterrato lì sotto, a che livello è arrivato l’inquinamento del suolo, se la falda acquifera è stata intaccata, chi, quando e come provvederà allo sgombero. L’area è certamente interessata al passaggio di Pedemontana. La direzione della Spa ha addirittura scelto quella zona per la costruzione del suo centro direzionale. Staremo a vedere come concilieranno i tempi degli uni e degli altri.
 
Ancora al punto 153 si aggiunge che alcuni siti contaminati sono già stati conclusi (dice proprio così: conclusi). Ne cita due, come esempio: la piattaforma ecologica di Cesano rno e Interpiume di Desio. Interpiume ha la sede in via Filippo da Desio, poca distanza dall’area di via Molinara. Cosa c’era ad Interpiume? Da cosa è stata ripulita? Cosa si è concluso? Lo abbiamo chiesto a Pedemontana, ma la risposta non è ancora giunta.

A Pedemontana abbiamo chiesto pure se nella nuova mappa appare già l’altra discarica abusiva, quella di San Carlo, la cui storia è venuta alla luce la scorsa settimana, dopo la delibera di Giunta di costituirsi parte civile nella causa intentata ai proprietari del terreno incriminato, che si trova molto vicino al tracciato dell’autostrada, nei pressi del vecchio quagliodromo.

Lì è prevista la stazione di servizio, la cui superficie il Cipe impone di ridurre del 30 percento rispetto al progetto iniziale. Il lavoro di aggiornamento delle tabelle da parte di Pedemontana porterà alla luce nuove discariche in Desio?     Egidio Farina
 
  
2010
   
29 maggio 2009
Desio, parco eolico sulla discarica della ’ndrangheta
May 29, 2009 by juble
 
da Il Giorno
articolo di ALESSANDRO CRISAFULLI
 
— DESIO —
DA DISCARICA DELLA ’NDRANGHETA, cimitero di rifiuti inquinanti di ogni tipo, a parco eolico, fruibile dai cittadini, vivo simbolo di lotta alla malavita organizzata. Da problema attuale a risorsa futura. E’ questa la trasformazione che il Comune di Desio vuole attuare nell’area di via Molinara, epicentro del traffico illegale di rifiuti in Brianza. Un piano ambizioso, ma con spunti concreti, destinato a far nascere sul territorio il primo collettore solare capace non solo di fornire istantaneamente energia elettrica e acqua calda agli edifici pubblici e privati della città, come può fare un impianto fotovoltaico, ma anche di accumularla per altri scopi. Il progetto già c’è, è quello con il quale il Comune ha partecipato, e vinto nella categoria Energia e Ambiente, il Bando per Expo 2015 della Provincia di Milano: si chiama Helios 2015, ha come capofila il Consorzio Energia Teodolinda e conta 10 partner. Mira a realizzare il primo prototipo al mondo di una nuova tecnologia di collettore solare, che permetterebbe di fornire energia elettrica ad un certo numero di edifici con la possibilità anche di accumularla.
Con l’obiettivo di conseguire un costo unitario di produzione molto ridotto rispetto alle attuali “best practice” fotovoltaiche. «Il Comune non tirerà fuori un soldo - spiega l’assessore - perchè i 500 mila euro necessari saranno sostenuti dai privati. Sarà un impianto di 100 metri per 10, tutto il resto sarà a parco pubblico: abbiamo già l’accordo di massima con il Consorzio per realizzarlo in via Molinara, anziché in via Agnesi, dove era inizialmente previsto».

MA PRIMA CI SONO da risolvere problemi non indifferenti per l’area sotto sequestro. «Abbiamo deciso di costituirci parte civile, per avere il risarcimento danni, anche contro il proprietario dell’area - annuncia La Spada -. Chiederemo a lui la bonifica, altrimenti, e questo è il nostro obiettivo, diventeremo noi proprietari dell’area e metteremo il vincolo di uso a parco. Entro fine anno dovrebbe essere dissequestrata. Contiamo che per il 2012 il collettore possa funzionare».

Con i primi 50.000 euro sarà avviata la bonifica
I PRIMI 50 MILA EURO, che la magistratura ha stabilito come risarcimento danni nella prima fase del processo contro i colpevoli della discarica della ndrangheta, sono stati vincolati: «Serviranno proprio per il recupero ambientale della zona – spiega La Spada – fanno parte di una variazione di bilancio che stiamo per approvare». Resta ancora da capire chi dovrà sostenere i costi per bonificare completamente l’area a ridosso della Valassina.
  
2009
   
    
31 maggio  2009
31 maggio 2009 Via Molinara, quei misteri della "Gomorra" brianzola (Esagono 31 maggio 2009 )
   
2009
    
29 maggio 2009
Desio, parco eolico sulla discarica della ’ndrangheta
 
2009
 
30 aprile 2009
Desio: discarica 'ndrangheta, bonifica a carico del Comune?
 
2008
       
11 dicembre  2008
11 dicembre 2008 La 'Ndrangheta scava il nord Tra la Brianza e il varesotto le cosche aprono cantieri e sotterrano rifiuti  di Mario Portanuova
 
2008
      
28 novembre 2008
Discarica abusiva di via Molinara : Facciamo chiarezza 
 
2008
   
15 ottobre 2008
PD DESIO: DIFENDIAMO IL NOSTRO TERRITORIO
(Rifiuti tossici in Brianza)
 
2008
    
29 settembre  2008
COMUNE DI DESIO
CONSIGLIO COMUNALE DEL 29 SETTEMBRE 2008
discussione sulla discarica di via Molinara
 
2008
   
29 settembre  2008
VERBALE CONSIGLIO COMUNALE DEL 29 SETTEMBRE 2008  COMUNE DI DESIO
 
2008
     
  19 settembre 2008 
Spari e roghi contro chi non voleva cedere i terreni Le discariche della 'ndrangheta: otto arresti
 
   
2008
    
18 settembre 2008
"STAR WARS": sgominato ingente traffico illecito di rifiuti sul territorio milanese  (video disattivato dalla Polizia Provinciale Milanese)
    
2008
   
28 novembre 2008   Discarica abusiva di via Molinara : Facciamo chiarezza
  
Discarica abusiva di via Molinara : Facciamo chiarezza
 
dal periodico Città Desio 28 11 2008
 
Si è molto parlato e scritto nelle ultime settimane della discarica abusiva scoperta in via Molinara. Per fare chiarezza sulla vicenda, abbiamo voluto utilizzare il testo di una mail alla quale il sindaco ha risposto recentemente. Inoltre abbiamo anche sintetizzato a parte le tappe salienti di quanto accaduto.
 
Le tappe della vicenda 27 gennaio 2004:

la Polizia Locale segnala nell’area di via Molinara la presenza di opere edili in assenza di titolo o in difformità.
 
Ottobre 2005:

il Servizio Ambiente ed Ecologia emette ordinanza di ripristino ambientale alla proprietà.
 
Novembre 2005:

la Polizia Locale comunica allo stesso settore tecnico la mancata osservanza all’ordinanza ed effettua comunicazione di notizia di reato (abbandono e deposito incontrollato di rifiuti sul suolo) alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza a carico del legale rappresentante della società proprietaria.
 
Novembre 2007:

l’Arpa, agenzia di Monza, comunica che, a seguito del piano d’indagine preliminare presentato dalla proprietà per l’area in questione e alla luce di un sopralluogo effettuato, emerge che l’area è da considerarsi potenzialmente contaminata e pertanto dovrà essere interessata da un piano di caratterizzazione.
 
Gennaio e febbraio 2008:

sopralluoghi della Polizia Locale e dell’Arpa, che accertano la presenza di terra e mista ricavata da scavi di cui non si conosce la provenienza. Identifica inoltre la presenza di persone che, a bordo di mezzi d’opera, effettuano lo spianamento di cumuli di terra già presenti sull’area. Viene effettuata l’ennesima comunicazione di notizia di reato alla Procura della Repubblica.
      
21 marzo 2008:
sequestro preventivo,disposto dal Sostituto Procuratore di Monza.
 
7 ottobre 2008:
la giunta comunale delibera di costituirsi parte civile nel procedimento penale.
 
   
2008
       
19 sett
2008
 
 
Spari e roghi contro chi non voleva cedere i terreni Le discariche della 'ndrangheta: otto arresti  
  Rifiuti tossici, indagati 20 imprenditori. I siti sequestrati a Desio, Seregno e Briosco. Cocaina a camionisti e operai 
 
Il ristorante, chiuso per ferie, a Mariano Comense gliel'avevano aperto apposta per lui, era ferragosto e Fortunato Stellittano doveva festeggiarlo con la famiglia. Stavano al dolce quando gli agenti fecero irruzione. «Non vorrete rovinarmi la festa? Sediamoci — invitò, in testa un berretto da baseball — beviamo il limoncello, finiamo il pranzo». Finì che Stellittano, 43enne, uno dei tanti figli della forte 'ndrangheta che vive e mangia in Brianza, senza tante menate fu portato via. Oltre a lui, ne ammanettarono sette. Compreso uno che, a blitz scattato, nelle intercettazioni telefoniche bestemmiò presagendo l'imminente cattura: «Ma mica me l'avevi detto che con i traffici di rifiuti ti mettevano di galera».
 
Traffici di rifiuti. Piombo, cromo, idrocarburi. Veleni che aziende lombarde, specie bergamasche (una ventina i titolari indagati), anziché affidare a società per smaltirli secondo le norme, giravano a Stellittano. Il quale, a prezzi sottomercato, provvedeva. E sotterrava in campi di Briosco, Desio e Seregno. I veleni andavano interrati in prati con la compiacenza dei proprietari, convinti con le buone o le cattive. Le discariche abusive, se messe una al fianco dell'altra erano grandi come 10 campi di calcio e ospitavano in totale 178mila metri cubi di rifiuti.
Eccoli, i numeri della «Star Wars», l'operazione della polizia provinciale che, comandata dal generale Nazzareno Giovannelli, con quest'azione compie un salto di qualità, alla faccia dei detrattori che l'associano alla guardia di parchi e torrenti, e basta. E invece, invece il giro scoperchiato è grosso. Le accuse del pm Giordano Baggio dicono anche: armi, incendio doloso, furto, ricettazione, droga.
Armi e roghi per far paura a ritrosi proprietari di terreni o abitanti pronti a dare l'allarme; il furto e la ricettazione riguardavano camion ed escavatrici che dopo l'uso erano rivenduti in Romania; quanto alla droga, la cocaina «era data a camionisti e operai» che tiravano per tirare l'alba. Per non addormentarsi, o pretendere una pausa-riposo. Del resto, certi fine-settimana (l'attività avveniva tra venerdì e domenica), nello stesso posto gli agenti hanno contato cento camion, che scaricavano a ritmo vorticoso tonnellate di veleni, sotto l'occhio di sentinelle sulle montagnette dei rifiuti.
Cento camion che attraversavano Briosco, Desio e Seregno. Un frastuono e un traffico che possibile non s'accorgesse nessuno? E possibile che nei Comuni, gli uffici tecnici fossero all'oscuro di quanto accadesse sui propri prati? E i sindaci Giampiero Mariani (Desio) e Giacinto Mariani (Seregno), di centrodestra, e Andrea Folco (Briosco, centrosinistra)? E i vigili? Ispezionavano? L'inchiesta, corposa, è ancora embrionale. Magari si servirà del rafforzamento d'organico della polizia provinciale annunciato dall'assessore alla Sicurezza Alberto Grancini. Che ha sottolineato il peso, nel Milanese, della 'ndrangheta: «Non si limita a comandare il mercato della droga, ma cerca ovunque solide basi». Si ricicla. Investe. Ha aziende. Stellittano è uomo da carcere per 416 bis, l'associazione a delinquere di stampo mafioso. A luglio, gli agenti presero suo fratello Giovanni, fratello pure negli affari sporchi dei veleni. Per quaranta giorni e quaranta notti, si diede alla latitanza: tornò per ferragosto, Fortunato, e alla festa alla quale per niente al mondo avrebbe mancato, gli han fatto la festa.
   
Andrea Galli    19 settembre 2008  Corriere della Sera
 

 
 
2008
     
luglio 2008  
DAI PRELIEVI SONO STATI RITROVATI RIFIUTI PERICOLOSI IN PARTICOLARE PLASTICHE CONTENENTI IDROCARBURI E TERRE CONTAMINATE DA PIOMBO E CROMO (Polizia Provinciale di Milano)  vedi documento
 
2008
       
luglio 2008
Video 2008 shock della discarica di via Molinara di Desio NON BONIFICATA
       
   
   
5 luglio 2010 Desio, bonifica vicina per la cava ’ndrangheta
  
da Il Giorno
articolo di ALESSANDRO CRISAFULLI  5 luglio 2010
 
Potrebbero bastare dai 6 ai 12 mesi, spesa prevista 2,5 milioni di euro

 
DESIO —
POTREBBERO anche non essere «biblici», come temono in tanti, i tempi per la bonifica della famigerata cava della ‘ndrangheta di via Molinara, scoperta nel 2008 dalla Polizia provinciale con l’operazione «Star wars» (nella foto un sopralluogo): 6/12 mesi, secondo il consulente incaricato dal Comune di fare le analisi del terreno per quantificare il danno in sede civile.
   
Con un costo considerevole di circa 2,5 milioni. Numeri che fanno un po’ di chiarezza, sulla spinosa questione, anche se attualmente è tutto vincolato a quanto deciderà la magistratura, che tiene ancora sotto sequestro l’area e dovrà deciderne le sorti (potrebbe rimanere in carico alla proprietà, finire al Comune o anche essere espropriata dalla Pedemontana, che da queste parti ha previsto la sua sede). E anche se resta l’incognita di cosa ci sia nelle buche più profonde scavate dall’organizzazione criminale che gestiva il traffico illecito di rifiuti speciali, «visto che gli scavi si sono spinti anche sino a quota meno dieci metri dal piano campagna - spiega Giuseppe Farina, l’ingegnere incaricato dal Comune nella sua prima relazione -, è da presumere che alle maggiori profondità siano stati depositati i materiali più pericolosi e quindi da tombare definitivamente». Fino a meno 3 metri, sono stati rinvenuti rifiuti speciali non pericolosi, a parte dell’amianto e del materiale inquinato da idrocarburi. Per andare a fondo l’esperto ha chiesto di poter accedere alle analisi effettuate dalle autorità competenti, anche per verificare la situazione della falda acquifera, anche se a quanto pare non dovrebbe essere stata intaccata.
 
SAREBBERO fino a 120mila metri cubi i rifiuti seppelliti, «il dato più ricorrente si fissa a circa 6 metri di profondità - spiega nella relazione -, con vasche profonde anche 10-11 metri. Valutanto una profondità media di 7/8 metri per una superficie di circa 15mila metri quadri si può stimare un volume di circa 100/120mila metri cubi asportati e rimpiazzati futrivamente con rifiuti». Nel caso che fosse il Comune a dover ottemperare alla bonifica, e non il proprietario, potrebbe accedere a fondi regionali e statali, avviando poi un’azione risarcitoria.
 
   
«Un intervento parziale ridurrebbe tempi e costi»
— DESIO —
SI POTREBBE VALUTARE una soluzione alternativa, alla bonifica totale, secondo l’ingegner Farina. I materiali, dopo tutte le verifiche del caso, e con un apposito piano concordato con l’Arpa, potrebbero essere asportati solo in parte, con il cosiddetto metodo capping, «che significa mettere in sicurezza l’area - dice il consulente brianzolo scelto dal Comune - e monitorare costantemente la falda con dei piezometri, per verificare che non ci siano percolamenti». In questo caso si abbatterebbero tempi e costi, «si starebbe anche in soli 3 mesi, se si decidesse per una bonifica parziale, e la spesa sarebbe sicuramente inferiore».
  
 
 
12 aprile 2010  
Cava 'ndrangheta è cancerogena Desio: 2 milioni per la bonifica
 
Desio - Non basterà un milione di euro per pagare la bonifica della cava di via Molinara. Lo sostiene Giuseppe Farina, ingegnere consulente incaricato dal comune per valutare i danni subiti dall'amministrazione comunale in seguito alla scoperta del traffico illecito di rifiuti, controllato dalla criminalità organizzata. L'operazione della polizia provinciale che ha portato all'arresto di 8 persone è del settembre 2008.
 
La nomina del tecnico è stata effettuata poche settimane fa, con una delibera di giunta. Le analisi non sono ancora state fatte. Ma l'esperto, che con la sua azienda “Farina Guido srl” si occupa anche di bonifiche ambientali, ha già un'idea della situazione.
   
L'ingegnere conosce il caso, perchè ha già fornito la sua consulenza al proprietario del terreno che confina proprio con la cava di via Molinara. In quel caso, i danni subiti sono stati quantificati in circa 100 mila euro. “Per quanto riguarda il comune, credo che la cifra sia da moltiplicare almeno per 20”.
 
I lavori di consulenza inizieranno presto. “Bisogna fare in fretta, perchè più si aspetta più la situazione peggiora”. Da chiarire, innanzitutto, la natura del materiale nascosto sottoterra. “Oltre ai rifiuti generici e al materiale inerte, ci sarebbero rifiuti pericolosi, soprattutto cromo. E poi piombo e metalli. Tutte sostanze cancerogene”.
 
Per questo, secondo Farina, è importante individuare dove si nasconde il materiale, per poi valutare che tipo di intervento fare, se una bonifica integrale oppure una rimozione specifica, solo sulla parte di terreno contaminato, da concordare con l'Arpa.
   
Per il momento, sembrano escluse comunque infiltrazioni nella falda acquifera: “La falda è molto più profonda rispetto agli scavi. Ci vorranno circa 15 anni prima che le sostanze inquinanti penetrino nell' acquedotto”. Niente però è da sottovalutare: “La situazione non va presa sottogamba”. Il tecnico fa una prima valutazione sui costi della bonifica totale: “Un milione di euro non basterà, servirà molto di più”.
 
Al momento non è stato ancora deciso chi dovrà pagare. I responsabili del disastro? Il proprietario del terreno? L'amministrazione stava valutando anche l'ipotesi di accollarsi le spese, in cambio dell'acquisizione dell'area. Tutti interrogativi ancora da risolvere. Nei prossimi giorni inizierà il lavoro del consulente, che starà attento alle spese. Anche le analisi, infatti, hanno un costo: “Per gli esami ci vogliono circa 40 mila euro”.
 
Prima di intervenire, però, l'ingegnere vuole studiare la situazione: la polizia provinciale aveva avviato delle analisi, che poi si sono arenate per mancanza di fondi. “Bisogna consultare i risultati di queste prime analisi, depositati in Procura. Poi si deciderà come procedere”. Tra le priorità, quella di individuare le carcasse d'auto che secondo le indagini sono state seppellite nella cava.
P.F.
 
     da il Cittadino mb on line
 
    
     
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