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La scoperta
Non sembra che Hertz si sia mai
interessato ad una nuova
tecnologia delle
telecomunicazioni, anche se i suoi esperimenti avevano dischiuso la
possibilità di trasmettere segnali a distanza, senza fili,
interessando
una comunità operante più vasta di quella strettamente
scientifica.
In verità, si è tentato di
addurre come
prova di un suo
interessamento una lettera scritta nel 1899 ad un ingegnere di Monaco,
che lo
aveva interrogato sulla possibilità di trasmettere suoni per
mezzo di di
onde e.m. Il fisico replicò che le vibrazioni acustiche sono
eccessivamente lente per poter essere irradiate direttamente sotto
forma di
onde elettriche: alla frequenza di 1000 cicli al secondo, che
corrisponde una
lunghezza d'onda di 300 Km, si richiederebbero riflettori capaci di
coprire
un'area di qualche milione di metri quadrati, quasi un continente come
l'Europa.
Hertz non affrontò affatto la
questione
più generale della
realizzazione di un sistema di telegrafia senza filo (T. S. F.)
Si può pensare che avrebbe
risposto
negativamente anche a questa
domanda, e non solo perchè aveva portato a termine il suo
compito, che
era quello di risolvere scientificamente un problema posto da altri
scienziati.
Il risuonatore di Hertz era di una attraente e armoniosa
semplicità; ma
era fatto a misura del suo laboratorio, e le scintille della ricezione
non si
potevano osservare che entro quel perimetro. Rivelatori delle onde
elettriche
assai più sensibili esistevano già, ma la loro peculiare
funzione
non era stata ancora riconosciuta. Si comprende così che la
creatività tecnologica doveva far seguito alla creatività
scientifica, affinché la possibilità indicata dalla
scienza
divenisse concreta realizzazione di un sistema di T.S.F.
Il funzionamento dei rivelatori cui si
è
accennato era basato sulla
variazione della conducibilità di varie specie di contatti
elettrici
imperfetti, che hanno sede nei giunti di microfoni o nel corpo di
polveri e
limature metalliche, quando sono sottoposti ad azioni elettriche di
vario tipo,
ma principalmente all'azione di onde hertziane.
Si tratta di dispositivi scoperti e
riscoperti
più volte, prima di
giungere all'attenzione generale. Già nel 1835 P. S. Munk af
Rösenschold, dell'Università di Lund, aveva dato notizia
dell'improvviso aumento della conducibilità di una mescolanza di
sottili
limature metalliche, carbone ed altri conduttori, posta tra un
elettrodo di
ferro e uno di piombo e attraversata dalla corrente di scarica di una
bottiglia
di Leida.
Sorvoleremo sui lavori dell'americano
S.A. Varley, che
nel 1852 osservò
una repentina caduta dell'elevata resistenza di polveri metalliche,
sotto
l'azione di scariche temporalesche, e dell'altro americano (trapiantato
in
Inghilterra) D. Hughes. Ci basta ricordare qui che Hughes, professore
di musica
e valente tecnologo, autore di un telegrafo scrivente che fu ben
accolto in
Francia (1860), nel 1877 apportò alla nascente telefonia un
fondamentale
contributo: il dispositivo che poi fu detto `microfono'. Il dispositivo
di
Hughes finì per sostituire il microfono a carbone di Edison; e
inoltre
quel microfono era un sensibile rivelatore di onde e.m., in
virtù dei
due contatti imperfetti fatti in M ed N dal bastoncino C che vi
è
alloggiato con un certo gioco (fig. 1 ).
Fig.1 - Il microfono di Hughes
Nel circuito della pila è visibile,
insieme con il microfono
descritto nel testo, il ricevitore telefonico brevettato da Graham Bell
(1876)
. La corrente modulata dal microfono giunge al ricevitore, e percorre
le spire
di un'elettrocalamita posta di fronte a sottile lamina di ferro. Le
vibrazioni
indotte in quest'ultima riproducono il suono che ha generato la
corrente
microfonica. Nel sistema Bell il ricevitore funziona anche da
microfono.
Secondo Bernard Dessau[609]
"il merito, se
non della prima scoperta, almeno di una indagine sistematica ed
eseguita
indipendentemente dai suoi predecessori, spetta all'italiano professor
Calzecchi Onesti, le esperienze del quale furono pubblicate nel 1884 e
nel
1885"[610]
Si può condividere l'affermazione
di Dessau circa
il fatto che il
professor Calzecchi non fosse al corrente delle scoperte dei suoi
predecessori:
li avrebbe, altrimenti, citati. Conosceva bene, invece, il microfono di
Hughes,
che nel suo primo lavoro scientifico (pubblicato nel 1881 sul "Nuovo
Cimento")
descriveva così:
"Il carbone, mobilissimo fra i due
cuscinetti di
carbone, muovendosi
insensibilmente e diversamente per tutti i suoni, anche estremamente
piccoli,
che si producono attorno a lui, è cagione di continuo
cambiamento nella
resistenza del circuito e per conseguenza nell'intensità di
corrente..."
.
E' la chiara prosa con cui riferisce di
un lavoro fatto
nel Laboratorio di
Fisica del Regio Istituto Tecnico dell'Aquila[611]. Calzecchi vi era giunto nel 1879, dopo essersi
laureato in Fisica Matematica nell'ateneo di Pisa, e dopo un breve
periodo di
assistentato presso il fisico Riccardo Felici. Felici è
conosciuto per
le sue ricerche sperimentali sull'induzione elettromagnetica; e la
familiarità mostrata in seguito da Calzecchi con i fenomeni
dell'induzione si può ascrivere per qualche parte alla
frequentazione
del professor Felici.
Dalle considerazioni fatte sul
funzionamento del
microfono il giovane
insegnante e ricercatore dedusse che qualunque corpo, a un tempo sonoro
e
conduttore, e disposto allo stesso modo dell'asticella di carbone di
Hughes, in
stato di vibrazione avrebbe trasmesso i suoni prodotti dal suo stesso
vibrare.
Il comportamento di una corda metallica sonora confermò le sue
previsioni; così pure la trasmissione della musica di un'arpa,
le cui
corde aveva inserito nell'usuale circuito telefonico.
Poté così dichiararsi
fiducioso di
realizzare un fedele
trasmettitore di tutti i suoni, e in particolare della voce, seguendo
il
procedimento di Graham Bell.
Quel che abbiamo detto può
spiegare il successivo
programma di ricerche
sulla conduzione delle limature metalliche, realizzato da Calzecchi nel
Gabinetto di Fisica del Regio Liceo di Fermo, dove egli si era
trasferito nel
1883.
Il francese M. Ader
aveva modificato con successo il
microfono di Hughes,
moltiplicando le asticelle di carbone e i contatti (fig. 2) ; il
professor
Calzecchi può aver pensato di aumentare analogamente la
sensibilità del microfono attraverso i numerosissimi contatti
imperfetti
che si formano nelle polveri metalliche.
fig. 2 - microfono ad asticelle di
Ader
E' anche possibile che intendesse
proseguire le ricerche
di Augusto Righi,
sugli effetti modulanti delle polveri conduttrici[612]; le due ipotesi non sono incompatibili, se
Calzecchi
intendeva veramente realizzare un microfono di elevate prestazioni.
Nella prima Memoria inviata al
"Nuovo Cimento"
nel 1884, descrisse
accuratamente, in minuzioso stile sperimentalistico, i risultati della
sua
indagine. In un cannellino chiuso alle estremità da due
identiche ghiere
metalliche, aveva posto della limatura di rame e di altri conduttori
distribuita con continuità tra i due elettrodi, in modo che
conservasse
una certa libertà di movimento. Due colonnine metalliche di
sostegno
erano in diretto contatto con le ghiere, ed erano collegate a due
pozzetti di
mercurio per mezzo di fili conduttori (fig.3).
Fig.3
Prima esperienza di Calzecchi
Descrizione : T è un
cannellino di ebanite o
di vetro
chiuso all'estremità da due cappelletti cilindrici C,C', il
primo dei
quali può togliersi girando la vite V. Per mezzo di una
manovella M il
cannellino può girare attorno all'asse C C' ed è messo
nel
circuito della pila P, del ricevitore telefonico R e del galvanometro G
[bussola delle tangenti] mediante i due gossi fili H e H' che vanno a
pescare
nel mercurio contenuto nei due bicchieri B e B'. All'inizio quando si
chiude il
circuito con il bottone I, G non segnala alcun passaggio di corrente.
Estraendo
rapidamente il reoforo PB' da B e riportandolo in B', T viene
reinserito, ma il
passaggio di corrente persiste; e la corrente si fa più intensa
ripetendo il gioco. La rapida estrazione del reoforo da B' e da B
è
accompagnata dallo scintillio delle extracorrenti.
Sui pozzetti erano chiusi anche un
galvanometro, un
ricevitore telefonico e un
tasto, in serie con alcuni elementi di pila Leclanché. In questo
modo,
attraverso i contatti nel mercurio, le limature, il galvanometro e il
telefono
potevano formare un circuito chiuso, in serie con la pila. Alla
chiusura del
circuito, il galvanometro non segnalò alcun passaggio di
corrente; per
verificare che questo era dovuto alla elevata resistenza delle
limature,
Calzecchi le escluse dal circuito, staccando da una colonnina il filo
di
comunicazione con il corrispondente pozzetto, e immergendo il capo
libero di
questo filo nell'altro pozzetto. Nel circuito chiuso, da cui era stato
escluso
il cannellino, il galvanometro segnalava il passaggio di una notevole
corrente,
confermando l'elevata resistenza delle limature; ma quando lo
sperimentatore
ripristinò la disposizione originaria, osservò che le
limature
erano diventate conduttrici, e conducevano ancora più
efficacemente se
si ripeteva il gioco di staccare il filo e di chiudere il circuito
escludendo
il tubetto.
Nella sua memoria, Calzecchi non
ha spiegato il
motivo della presenza
del ricevitore telefonico, presumibilmente di tipo Bell, che è
superfluo
ai fini dell'esperimento. Ma la disposizione strumentale era quella
adottata da
Hughes nelle ricerche sui contatti microfonici; si può quindi
spiegare
la presenza del telefono con le analoghe ricerche progettate dal
professore
marchigiano. Quale che fosse il motivo della sua presenza, il telefono
si
rivelò molto utile: le numerose spire del ricevitore telefonico
conferiscono al circuito una elevata induttanza, cosicché le
scariche
prodotte dalle extracorrenti, che si formano chiudendo e soprattutto
aprendo
bruscamente il circuito risultano amplificate.
Familiarizzato con quei fenomeni dalle
esperienze
pisane, Calzecchi comprese
rapidamente il nuovo ruolo del telefono; e lo sostituì con una
bobina di
induzione, inserita in parallelo al circuito del tubetto, con un
interruttore a
martello che aveva l'ufficio di provocare, con le sue interruzioni, le
scariche
autoindotte eccitatrici delle limature (figg. 4 e 5).
Fig.4
Seconda esperienza di Calzecchi
Descrizione - Il telefono della
prima esperienza
è
sostituito dal rocchetto (avvolgimento) R, inserito nel circuito
PNB'ERE'D'DM'P, derivato dalla pila P parallelamente al circuito del
tubicino
PNB'TBGIM'P. L'interruttore a martello Z è alimentato
separatamente
dalla pila P' attraverso il bottone I' e il contatto intermittente F.
Premendo
il bottone I', il martello è attratto dalla elettrocalamita
attraversata
dalla corrente; in f scocca una scintilla all'aprirsi del contatto, a
causa
dell'avvolgimento del magnete, che intanto si diseccita. Il martello
è
richiamato in F e in D' scocca una robusta scintilla, a causa del
rocchetto R.
Alle scintille è dovuto il cospicuo aumento di
conducibilità
delle limature.
Fig.5
Il disegno riproduce lo schema di fig.4. T
è il cannellino, G
un galvanometro di Kelvin ad ago mobile, con due avvolgimenti, uno
specchietto
solidale all'ago e lettura con proiettore e scala graduata. R è
un
rocchetto, P' è costituita da un elemento di pila
Leclanché, P da
tre elementi; Z è l'interruttore a martello; B,B' sono pozzetti
dimercurio, per l'inserzione di T nel circuito della pila P.
Il professore sperimentò anche
altri modi per
ottenere la coesione[613]
delle
limature, come l'influenza della
macchina elettrostatica e il contatto temporaneo con un corpo
elettrizzato.
E si avvide di un'altra
proprietà: lo stato di
coesione svanisce sotto
l'azione meccanica di urti o vibrazioni. Agli inizi Calzecchi otteneva
la
decoesione con qualche giro del tubetto; poi propose una applicazione
alla
sismologia, un `avvisatore microsismico' sensibile alle minime
vibrazioni del
suolo (fig.6). Questo era in accordo con quegli interessi che gli
fecero
istituire a Fermo un osservatorio metereologico e un servizio
metereologico per
tutto il circondario, fondato sui metodi della metereologia statistica.
fig.6
"Di una nuova forma che può darsi
all'avvisatore microsismico"
(III Memoria)
ll cannellino C è
alternativamente inserito nel
circuito comprendente la
bussola B' (BLhDCAB'gIP), o nel circuito del rocchetto R alimentato
alla pila
P, per l'azione del commutatore H. La conduttività delle
limature
è innescata da impulsi di corrente della pila P al primario M
del
rocchetto; la scossa (microsisma) opera la decoesione, e l'ago della
bussola
tende a tornare nella sua posizione naturale; ma è arrestato
dall'asta S
che chiude il circuito della suoneria U.
Scrisse Calzecchi, nella sua terza memoria
" Un
tremito che venga
comunicato alla tavoletta che regge il cannellino, un piccolo corista
che si
faccia vibrare appoggiato alla stessa tavoletta, e talvolta una nota
che si
canti, bastano per togliere alla limatura la conduttività". Per
la
decoesione automatica non c'è che un passo: basta sistemare
sulla
tavoletta prevista da Calzecchi un campanello elettrico azionato dalla
corrente
del tubetto in conduzione, come avrebbe fatto Oliver Lodge, una decina
d'anni
dopo.
Con la scoperta dell'azione delle
extracorrenti sulla
massa pulverulenta delle
limature, e della decoesione meccanica, terminò la ricerca di
Calzecchi.
L'insegnamento scientifico
nell'italia postunitaria
Lo stato di arretratezza culturale della
nazione
italiana al tempo
dell'Unità si può riassumere con queste cifre: nel 1861,
su una
popolazione di circa 26 milioni di abitanti, l'analfabetismo colpiva il
75 per
cento degli individui di età superiore a 6 anni; 40.000 erano le
persone
che godevano dell'istruzione secondaria, inclusa quella superiore, e
gli
universitari erano 9.000 per diciannove università, che
divennero
ventuno con le nuove sedi di Padova (1866) e di Roma (1871).
Molteplici studi storici ed economici
hanno parimenti
documentato le desolanti
condizioni da cui prese le mosse il primo sviluppo industriale
dell'Italia
unita, le crisi ricorrenti, il cospicuo ritardo rispetto alla
realtà
europea.
Per quel che riguarda la scienza fisica,
non mancarono
studiosi di grande
valore, come Carlo Matteucci (1811 - 1868), che fu uno dei fondatori
della
moderna elettrofisiologia. Matteucci divenne ministro della Pubblica
Istruzione
nel 1862, nel governo Rattazzi, e tentò di promuovere una
riforma
dell'istruzione per mezzo di un corpo docente composto da studiosi di
chiara
fama, e da giovani ben preparati. Una riforma assai in anticipo sui
tempi, ma
che ebbe il merito di diffondere la consapevolezza del ritardo
italiano.
Accanto al Matteucci si potrebbe nominare padre Angelo Secchi, che
ampliò il campo dell'astronomia iniziando lo studio
spettroscopico della
fisica stellare; ed Enrico Betti, eminente fisico e matematico dello
Studio
pisano. Sotto la direzione del Betti e del già nominato Riccardo
Felici,
Pisa divenne il maggior centro di formazione dei nuovi fisici.
Come s'è detto, a Pisa
studiò e si
formò Temistocle
Calzecchi Onesti insieme con Oreste Murani, suo conterraneo e coetaneo.
Murani, buon fisico sperimentale,
passò
dall'insegnamento negli istituti
tecnici di Chieti (1878) e dell'Aquila ( 1883 ) al Regio Istituto
Tecnico
"Carlo Cattaneo" di Milano, e a Milano si inserì nella
realtà
dell'Istituto Tecnico Superiore, il futuro Politecnico, divenendo anche
autore
di numerosi manuali della ben nota collana Hoepli.
Ma in verità, come hanno
illustrato Galdabini e
Giuliani[614], una
comunità di fisici, negli anni dell'Italia
postunitaria, non esisteva; esisteva invece un piccolo gruppo di
scienziati
pressocché isolati, che affrontavano una sfida formidabile con
mezzi
materiali e culturali inadeguati. Una fisica teorica non c'era: e
questo
impediva anche l'interpretazione e la valutazione dei risultati
ottenuti dagli
sperimentatori.
Eppure un processo di
industrializzazione si andava
avviando, nonostante le
persistenti sacche di arretratezza e l'irrisolto problema del
Mezzogiorno. E in
parallelo ad esso si registrava un lento, ma sicuro aumento delle
conoscenze
scientifiche, e la diffusione delle competenze tecniche, tanto da poter
trovare
le maestranze in grado di sostenere lo sviluppo produttivo che si
accelerò dopo gli anni Ottanta.
Dove erano allora i laboratori, dove
avvenivano le
ricerche, chi preparava le
maestranze, se la ricerca e l'insegnamento universitari erano carenti
sul piano
qualitativo e quantitativo?
Giorgio Dragoni ha fatto notare che,
fino ai primi anni
del Novecento, una gran
quantità di ricerche di buon livello si svolgeva nei laboratori
delle
scuole secondarie[615].
L'alfabetizzazione
tecnico-scientifica, parallela all'alfabetizzazione tout court
, fu
ampiamente facilitata dal fatto che numerosi uomini di scienza si
trovarono ad
operare nelle scuole secondarie, principalmente perché il
trattamento
economico degli insegnanti medi era pressocché equiparato a
quello dei
professori universitari, mentre insufficiente era il trattamento degli
assistenti d'università, e incerto il loro futuro.
Abbiamo visto Calzecchi e Murani
prendere posto nella
istruzione secondaria; ma
anche Carlo Matteucci, Enrico Betti, Adolfo Bartoli, Orso Mario Corbino
insegnarono per qualche tempo nelle scuole medie. E Antonio Pacinotti
fu
insegnante di Augusto Righi all'Istituto Tecnico di Bologna; nel liceo
di
Livorno, Vincenzo Rosa, esperto elettrotecnico ed amico di Galileo
Ferraris, fu
il primo e solo maestro di Guglielmo Marconi.
Molti altri scienziati si potrebbero
citare, e non solo
fra quelli che poi
conseguirono una cattedra universitaria. Ed è anche vero che i
laboratori delle scuole secondarie permettevano ricerche
scientificamente e
tecnicamente valide, se non di primissimo piano, come si è visto
per il
lavoro di Calzecchi all'Istituto Tecnico dell'Aquila e al Liceo di
Fermo.
La cultura positivistica proclamava
l'assoluta
centralità della pratica
di laboratorio; e l'apprendimento attraverso l'educazione sensoriale,
che si
sostituiva all'educazione verbalistica, formava alla concretezza e alla
cautela; avviava anche alla chiara descrizione di osservazioni
riproducibili,
alla verifica di leggi, alla misurazione delle costanti fisiche, alla
produzione di tabelle e grafici ad uso degli ingegneri e dei tecnici.
La particolare realtà italiana,
fatta di
accademie locali e di progetti
filantropici e umanitari operò il resto: gli istituti tecnici,
che
costituivano il canale privilegiato per l'accesso alle facoltà
tecniche
e scientifiche, furono sovvenzionati anche dalle istituzioni dei loro
comprensori. E in sede municipale sorsero molte iniziative, mosse per
lo
più dalla piena consapevolezza del ritardo da colmare;
iniziative che
furono spesso parziali e non coordinate, ma che finirono per convergere
globalmente in una spinta propulsiva. Nello stesso tempo, molti
istituti
secondari venivano dotati di Gabinetti di ricerca e di adeguata
strumentazione
scientifica.
Calzecchi era insegnante per intima
predisposizione; e
nei suoi scritti
pedagogici, al di là del puro metodo positivistico, si coglie
l'incondizionato apprezzamento per la formazione matematica, e
soprattutto un
umanesimo di elevata ispirazione religiosa. Terminate le ricerche sulle
limature, abbandonò il laboratorio, ma solo per intraprendere la
rieducazione di due bimbe sordomute. Le competenze nel campo
dell'acustica, che
traspaiono dalle sue ricerche sui microfoni, ispirarono i
metodici esercizi a cui sottopose
le due bambine, e
i risultati
positivi furono riconosciuti alla prestigiosa Landes-Taubstummenschule
di
Vienna. Né si sottrasse a gravosi compiti amministrativi, per
incarico
dei comuni di Fermo e di Monterubbiano. Accanto ad altri ricercatori
con cui
condivise metodi e ideali, rispecchiò appieno quei modelli della
cultura
ottocentesca in cui la razionalità della ricerca scientifica non
poteva
andare disgiunta dall'impegno civile e sociale. Calzecchi, come altri
intellettuali e scienziati a lui contemporanei, fu ricercatore e,
insieme,
maestro ed educatore; le forti istanze morali del suo secolo chiedevano
questa
integrazione tra la ricerca pura e le sue applicazioni, per il
miglioramento
della vita umana.
Fu così che le ricerche di Hertz non
giunsero a rivelare a
Calzecchi, preso da altre cure, il segreto del cannellino; né
Calzecchi
ebbe modo di leggere, sul "Nuovo Cimento", i sunti delle brevi note che
il
fisico francese Edouard Branly aveva comunicato all'Accademia delle
Scienze di
Parigi[616].
In quelle note si legge: "Se si
sostituisce un circuito
che comprende un
elemento Daniell, un galvanometro [...] un tubo con limature [...] il
più spesso non passa corrente. Ma si manifesta una brusca
variazione di
resistenza [...] quando si riproducono in vicinanza del circuito una o
più scariche elettriche". A questo punto ci si aspetterebbe una
citazione. Ma Branly non citò Calzecchi, o altri predecessori,
né
in quell'occasione, né in seguito, quando estese grandemente le
esperienze calzecchiane, e isolò il ruolo della scintilla come
causa
della coesione.
Dessau afferma che Branly "riscoperse il
tubo
calzecchiano senza cognizione dei
lavori anteriori"; ed è vero che non si conoscono prove del
contrario.
Ma qualche perplessità rimane. Non si può dire che le
comunicazioni di Calzecchi Onesti rimasero circoscritte all'ambito dei
lettori
del " Nuovo Cimento": il professor Felix Auerbach di Breslavia, sui
prestigiosi
"Wiedemann's Annalen" discusse l'esistenza di una densità
critica per la
coesione delle limature, asserita da Calzecchi. Il fisico Bouty diede
un
sintetico ma preciso resoconto della scoperta di Calzecchi nel "Journal
de
Physique" per gli anni 1885-'86, e quel giornale era regolarmente letto
a
Parigi.
Calzecchi rivendicò la sua
priorità nel
1897, con una lettera al
"Nuovo Cimento". Nasceva una questione che amareggiò il
professore
marchigiano fino alla sua morte, avvenuta nel 1922. La questione
degenerò in rissa sciovinistica quando, durante il fascismo, il
mito del
primato morale, civile e scientifico degli italiani fu alimentato anche
da
prestigiosi uomini di scienza[617].
Ancora oggi, un autorevole trattato di
fisica generale e
sperimentale come
quello di Eligio Perucca associa il coherer al solo Calzecchi, e
l'altrettanto
autorevole trattato di Fleury e Mathieu parla del solo Branly.
Nell'edizione 1985 del noto volume di
Hugh Aitken Syntony
and Spark , si
legge che Marconi non ebbe difficoltà a procurarsi un rivelatore
di onde
hertziane, perchè aveva accesso alle riviste
tecnico-scientifiche ed era
sufficientemente perspicace per notare gli articoli pubblicati da
Branly tra il
1890 e il 1891. Ma in nota aggiunge: "Il coherer fu scoperto
pressocché
simultaneamente[618]
dal professor Calzecchi
Onesti di Fermo, Italia, e può darsi ("and it may be") che la
conoscenza
del dispositivo da parte di Marconi venga da questa fonte, piuttosto
che da
Branly".
Appendice
In alto a destra si vede il tubo di
Branly e sotto
il coherer
marconiano. Il giovanissimo inventore modificò e
perfezionò senza
sosta il tubetto: vi praticò il vuoto, ne cercò le
dimensioni
ottimali, setacciò le limature e ne variò la composizione
fino
alla ricetta ultima: 95% di nichel e 5% di argento. Ma il coherer
restò
sempre un dispositivo tanto sensibile quanto capriccioso, e fu
rapidamente
sostituito nei radioricevitori dal detector magnetico di Rutherford e
Marconi e
dal diodo di Fleming.
A sinistra si vede il rivelatore inserito
nel ricevitore del fisico
russo A. S. Popov (1895). Il coherer T è inserito nel circuito
di una
pila insieme con l'elettrocalamita di un relé R. Sotto l'azione
di
un'onda e.m. la limatura diventa conduttrice, nell'elettrocalamita
passa
corrente e l'ancora è attirata, chiudendo così il
circuito
dell'elettromagnete E, che attira il martello. Come in una suoneria
elettrica,
il martello colpisce il campanello G; si apre il circuito in D e il
martello
ricade sotto il suo peso, colpendo il coherer che è così
riportato allo stato primitivo di non conduzione, ed è pronto
per un
nuovo ciclo di rivelazione.
Popov usò per il suo ricevitore
di scariche
elettriche un'antenna come
quella trovata indipendentemente da Marconi. Ma il primo sistema
ricetrasmittente completo e collaudato pubblicamente si deve
all'inventore
bolognese (1896). Scavalcando ogni questione di priorità si
può
pensare che la radio è esistita dalla preistoria
dell'umanità,
nelle fantasie tese ad annullare le barriere dello spazio e del tempo,
come
dimostra il persistente interesse per la telepatia. Alla sua
realizzazione
hanno inconsapevolmente contribuito inventori, tecnici, scienziati di
ogni
tempo. Marconi diede l'ultimo sigillo a questa catena, trasformando
definitivamente la fantasia ancestrale in realtà tecnologica ed
economica.
[609]
A.Righi,B.Dessau, La telegrafia
senza filo ( Zanichelli 1903 ).
[610]
Le Memorie
pubblicate sul "Nuovo
Cimento" da Calzecchi furono in realtà tre: Sulla
conduttività
delle limature metalliche , "N.C." serie 3, XIII (1884) pp.58-64;
la
seconda, con lo stesso titolo, in "N.C." serie 3, XVII (1885) pp.38-47;
Di
una forma che può darsi all'avvisatore microsismico, in
"N.C.",
serie 3, XIX ( 1886 ) pp.24-26 è la terza, di solito trascurata
dagli
studiosi.
[611]
E'
significativo, per quel che
vedremo, il ringraziamento di Calzecchi al Consiglio Provinciale
dell'Aquila
che - egli scrive - "sollecito della pubblica istruzione, ha fornito e
va
fornendo il Gabinetto di Fisica del Regio Istituto Tecnico, rendendomi
possibile istituire ricerche scientifiche" ( cfr. Sulla
trasmissione dei
suoni in un circuito telefonico operata dagli stessi conduttori sonori,
"Nuovo Cimento, serie 3, X ,1881, pp.237-239).
[612]
Nel 1878
Righi aveva realizzato un
sistema telefonico che permetteva di trasmettere e di ricevere suoni ad
una
certa distanza dal microfono e dall'altoparlante. Nonostante il
successo
tecnico, la sua incursione nel mondo delle comunicazioni elettriche di
interesse commerciale fu di breve durata. Vedi: G. Tabarroni, Bologna
e la
storia della radiazione (Bologna, 1965).
[613]
Oliver
Lodge suggerì che al
passaggio delle onde elettriche tra i granelli delle polveri si
formassero
delle microsaldature, che ne aumentavano la coesione elettrica. In
questo modo
il tubetto prese il nome di `coherer' ( coesore).
[614]
S.Galdabini, G.Giuliani, Physics in
Italy between 1900 and 1940 , "Historical studies in the Physical
and
Biological Sciences" , 19 ( 1988), pp.115-134
[615]
G. Dragoni, Aspetti del processo di
crescita della conoscenza scientifica: la conquista della TSF sullo
sfondo
della fisica italiana della seconda metà dell'ottocento , in
Atti
dell'VIII Congresso Nazionale di Storia della Fisica, a cura di
F.Bevilacqua ( Milano, 1988).
[616]
E.Branly, Variation
de
conducibilité sous diverses influences électriques ,
in Comptes rendus des Sciences de l'Académie des
Sciences, CXI,
(1890), p.785.
[617]
Marconi,
per parte sua, non disse mai
da quale fonte gli fosse derivata la conoscenza del coherer. Ma fu
largo di
elogi per Branly, forse interessati, e certamente imprudenti,
perché il
mito francese che fece di Branly l'autentico inventore, non solo del
coherer,
ma dell'intera TSF fu costruito anche su quei riconoscimenti.
[618]Ma
anche qui
il professor Calzecchi
avrebbe usato il lapis blu: "pressocché simultaneamente" (almost
simultaneously ) va corretto con "sei anni prima"; sei anni durante i
quali
Hertz aveva fornito la chiave per interpretare l'azione della
scintilla, ma che
Branly non seppe trovare, incerto tra la luce visibile della scintilla
e le
onde e.m. della scarica.
La questione fu decisa in Inghilterra,
dopo un vivace
dibattito, dal professor
O. Minchin e da O. Lodge.
I contributi di Giorgio Tabarroni hanno
reso plausibile
la tesi che il coherer
sia stato presentato a Marconi dal professor Vincenzo Rosa a Livorno: e
in
questo caso non può trattarsi che del tubetto di Calzecchi. Si
veda: G.
Tabarroni, Il fisico Vincenzo Rosa e il tubetto a limatura, in
La
conquista della telegrafia senza fili. Temistocle Calzecchi Onesti e il
coeher , a cura di E. Fedeli e M. Guidone (Bologna 1987)
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