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Storia locale,  Villa Tittoni Traversi

     
Sculture medievali  della collezione Cusani-Traversi
presso villa Cusani Traversi Desio

 
   
     
 
  4.1 Frontale di avello con stemmi viscontei  (1387 circa)        (ds135a) (lt69b)

Sepolcro di Bianca di Savoia (?) (1)

       
Frontale di avello con stemmi viscontei   (1387 circa)
 
Sepolcro di Bianca di Savoia(?)
 
Collezione privata Desio
   
fig. 3. Scultore lombardo: frontale del sepolcro di Bianca di Savoia (?) (1387 circa). Desio, collezione privata.
 
 
 
Luca Tosi
Su alcuni marmi della collezione Traversi di Desio  (2)

   
3. Scultore lombardo: frontale del sepolcro di Bianca di Savoia (?) (1387 circa)
 
L’estrema linearità di un altro fronte d’avello
trecentesco privo, a differenza degli  altri, di raffigurazioni scultoree di particolare respiro (all’infuori degli stemmi araldici), porta Baroni a sottovalutare l’opera (fig. 3),14 che viene las ciata in situ. Si tratta dell’elemento frontale di una cassa sepolcrale di grandi dimensioni, coevo al frammento architettonico sopra citato. Palagi lo pone al centro della facciata del Castello neogotico, alla base di un’edicola a tre nicchie. Non sono note, come per la maggioranza dei pezzi della collezione, le modalità e i tempi dell’acquisizione, anche se i lavori di costruzione e abbellimento dell’edificio sono documentati tra il 1827 e il 1832, con piccoli interventi fino al 1837. Sant’Ambrogio, non identificando il blasone, avvicina “solo dubitativamente il frontale marmoreo cogli stemmi del biscione”15 al monumento funerario di Beatrice d’Este,  già in San Francesco Grande a Milano
 
L’anonimo artefice ha scolpito a bassorilievo due identici scudi araldici, divisi da
una protome leonina, che mostrano la vipera viscontea abbinata alla croce sabauda: stemma che, in questa particolare forma, è adottato dalla sola Bianca di Savoia (1336-1387) dopo le nozze, del 1350, con Galeazzo II Visconti (circa 1320-1378), co-signore di Milano; e costella, ad esempio, buona parte dei fogli del cosiddetto Libro d’ore di Bianca di Savoia, oggi a Monaco (Bayerische Staatsbibliothek, Cod. Clm 23215).16 La lastra potrebbe essere l’elemento anteriore del suo monumento funebre, “un avello di bianco marmo con la sua natural effigie intagliata” 17 eretto nel coro della chiesa interna del monastero pavese di Santa Chiara “La Reale” che lei stessa aveva fondato.
Un secondo riquadro marmoreo, con il solo stemma Visconti-Savoia, è stato individuato tra i materiali del Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano (inv. n. 901):18 privo di informazioni su provenienza e data d’ingresso, è oggi depositato presso Palazzo Marino e la sua compatibilità per materiale (marmo di Candoglia), stile e misure (cm 89 x 104 x 8) con quello desiano (cm 88 x 198 x 8) porta a ritenerlo uno dei due elementi laterali della cassa. Su entrambe le facce
 
esterne del riquadro si trovano i segni di una cornice tagliata, coincidente con i margini estremi del frontale Traversi: si trattava quindi di un monumento funerario scolpito su quattro lati, non addossato al muro e probabilmente sorretto da colonnine, non molto dissimile al quasi coevo sepolcro della cognata Regina della Scala (1333-1384).19 Le dimensioni delle due lastre risultano però incompatibili con quelle, molto più sostenute (cm 238,5 x 119 x 23,5), del presunto gisant di Bianca di Savoia esposto in Sala III del Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco,convincentemente attribuito a Giacomo da Campione da Laura Cavazzini.20 È traslato nelle sale dell’allora Museo Archeologico nel 1834 per poi essere accostato, seppur con prudenza, al sepolcro della nobile:21 raffigura infatti una defunta in abiti religiosi, con un anello all’anulare della mano destra, senza alcun attributo caratterizzante. Sulla base dell’univocità degli stemmi si potrebbe forse rifiutare tale attribuzione, puramente teorica, anche se il piano marmoreo con il gisant avrebbe potuto sporgere rispetto alla cassa (come nel già citato monumento di Regina della Scala) e non conosciamo l’originaria dimensione del rilievo desiano, segato a fine Settecento. Permangono dubbi anche sulla tipologia del marmo, ma in assenza di un approfondito esame petrografico trovo avventato negare una provenienza del blocco dalle cave di Candoglia.Il sepolcro di Bianca di Savoia
 
viene manomesso e disperso nell’ambito delle campagne soppressive: chiuso il convento, la chiesa è venduta nel 1803 a un certo Giuseppe Villa, che l’anno seguente cede “il monumento […] per pochi denari a uno scarpellino milanese”. 22
 
estratto articolo per gentile concessione dell'Autore

   
note originali:   14) Durante le giornate di studio L’arme segreta. Araldica e storia dell’Arte nel Medioevo (secoli XIII-XIV) svoltesi il 25-26 novembre 2011 tra il Kunsthistorisches Institut di Firenze e la Scuola Normale Superiore di Pisa, ho avuto modo di presentare dettagliatamente l’opera, presa in considerazione sino ad ora dal solo Sant’Ambrogio. Pertali approfondimenti si rimanda ai previsti atti del convegno, curati da Alessandro Savorelli.
 
  15) Sant’Ambrogio, 74 [Contributi] Marmi cit., p. 141.
 
16) F. Manzari, Influenze internazionali e apporti lombardi nel Libro d’ore di Bianca di Savoia. Il ruolo della committenza e la funzione del miniatore nell’introduzione di una nuova tipologia libraria in Lombardia, in Medioevo. Arte Lombarda, a cura di A. C. Quintavalle, atti del convegno, Milano2004, pp. 156-169.
 
17) S. Breventano, Istoria della antichità, nobiltà, et delle cose notabili della città di Pavia, Pavia 1570, p. 95.
 
18) Il rilievo, pur senza riferimenti alla duchessa Bianca, è pubblicato a corredo di un breve passo sulle testimonianze araldiche relative alle unioni tra famiglie Visconti e Savoia, in P. Mezzanotte, G.C. Bascapè, Milano nell’arte e nella storia.
Guida sistematica della città, Milano 1948, p. 149, con fig. a p. 150, e in G.C. Bascapè, M. Del Piazzo, Insegne e simboli. Araldica pubblica e privata medievale e moderna, Roma 1983, p. 283, fig. p. 288. Anche Stefania Buganza, nel corso di
un progetto di ricerca sulle sepolture Visconti- Sforza iniziato nel 2010, ha riconosciuto il pannello laterale di Palazzo Marino come parte del monumento funebre di Bianca di Savoia, presentandolo
assieme al gisant nel suo intervento al convegno Famiglie e spazi sacri nella Lombardia del Rinascimento (21 settembre 2011, Università degli Studi di Milano).
 
19) Destinato alla chiesa milanese di San Giovanni in Conca, presenta una cassa marmorea scolpita su tre lati (da Bonino da Campione e bottega) sostenuta da compatte colonnette ed è oggi esposto nella Sala II del Museo d’Arte Antica del Castello
Sforzesco (inv. n. 858): A. Bonavita, Sepolture in San Giovanni in Conca: Carlo Borromeo, Vincenzo Seregni e il rinnovamento della chiesa dei carmelitani, in ‘Arte Lombarda’, n. s., 157, 2009 (2010), 3, pp. 22-23.
 
20) L. Cavazzini, Il crepuscolo della scultura medievale in Lombardia, Firenze 2004, pp. 12 (nota 16), 13, 116, fig. 12. L’autrice ipotizza inoltre che il rilievo (inv. n. 1077), in origine, fungesse da coperchio di una cassa marmorea, non molto dissimile al monumento funebre di Ilaria del Carretto. La provenienza della lastra dalla chiesa pavese di Santa Chiara, data per scontata dalla bibliografia a partire da Carotti, non è invece confermata dal fondamentale Elenco generale e cronologico degli oggetti pervenuti al Museo patrio di archeologia per acquisto, per dono o per deposito dall’anno 1863 (Milano, Archivio Civiche Raccolte d’Arte Antica), che ricorda l’ingresso dell’opera (luglio1834) senza indicazioni sull’origine.
 
21) Al principio del XX secolo il gisant è protagonista di un botta e risposta tra Giulio Carotti, che lo presenta come il ritratto funebre della duchessa, e un più prudente (ma piccato) Diego Sant’Ambrogio, che ritiene “mere supposizioni che non hanno per sé alcun intrinseco valore” le motivazioni proposte dall’altro: G. Carotti, La probabile figura di Bianca di Savoia (ora trasportata nel Museo Archeologico di Milano), in ‘L’Illustrazione
Italiana’, 53, 31 dicembre 1905, p. 643; D. Sant’Ambrogio, Recenti scoperte artistiche, in ‘La Lega Lombarda. Giornale politico quotidiano’, 5, 6-7 gennaio 1906, p. 3; Idem, Ancora della dispersa tomba di Bianca di Savoja del 1387, in ‘La Lega Lombarda. Giornale politico quotidiano’, 54, 25 febbraio 1906, p. 4. La Cavazzini sostiene invece l’identificazione con Bianca di Savoia.
 
22) P. Carpanelli, Lettere istoriche riguardanti la città di Pavia dalla metà del secolo XIV al cominciare del XVI, in Manuale della provincia di Pavia per l’anno 1857, Pavia 1857, pp. 26-27; C. Dell’Acqua, Bianca Visconti di Savoja in Pavia e l’insigne  monastero di S. Chiara la Reale di sua fondazione.Cenni storici con documenti editi ed inediti, Pavia 1893, pp. 66-67, 69-72.
         
4.2  
 
 
Luca Tosi in un suo articolo dell'aprile 2010 (11)  attribuisce senza esitazioni la lastra tombale all'avello di Bianca di Savoia (1336-1387) moglie di Galeazzo II Visconti, infatti accostando gli stemmi delle casate si ottengono gli stemmi del sepolcro.  Si vedano gli stemmi in calce.
    
Stemma Savoia
   
4.3  
 
Stemma Visconti  (1395)
 
 
   
4.4
   
MILANO GALEAZZO II  VISCONTI  1355 - 1378

GROSSO O PEGIONE RARA
 
       
Impresa conquistata in occasione del duello con il Connestabile di Borbone e in seguito trasferita tra le zampe del Leone galeato .

Milano, Castello Sforzesco, cortile della Rocchetta.
 
 
    
 
Note : 1)  Prospettiva n.138 aprile 2010 Luca Tosi   Su alcuni marmi della collezione Traversi di Desio pag. 68 e segg.  ed anche   L. Tosi, I marmi di Desio. Catalogo della collezione Traversi, tesi di perfezionamento, Università degli Studi di Milano, a.a. 2008-2009.
2) ( estratto cap.3 da Prospettiva Rivista di storia dell’arte antica e moderna pag. 72 aprile 2010)
    
 

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