| Nel
XIII secolo, Lucera legò il suo nome alla Casa
di Svevia, vivendo, dopo quello romano, il periodo più
interessante
della sua plurimillenaria storia. A
più
riprese,
tra il 1224-25 e il 1246-47, Federico II di Svevia vi trapianta dalla
Sicilia
una colonia di circa 60 mila saraceni,
abilissimi
soldati
ed armigeri, con i quali marcerà vittorioso contro tutti i
suoi
oppositori. A Lucera Federico II arricchisce
l’agricoltura,
l’artigianato, i traffici commerciali e la difesa militare;
vi
istituisce
una Zecca, un’Accademia scientifica, una Fiera generale
e
vi erge un fastoso Palatium imperiale. Col divenire del tempo Lucera
assume
l’aspetto di una città completamente araba, dotata
di
cammelli, oasi di animali esotici, harem, minareti, e di una imponente
moschea. Dietro le insistenze della Chiesa, che promise
agli
Angioini, conti di Provenza, il Regno di Napoli in cambio della
cacciata
degli infedeli dall’Italia meridionale, caduto Manfredi
nella
battaglia di Benevento (febbraio 1266) e vinto Corradino, suo nipote e
ultimo discendente della dinastia sveva, presso
Tagliacozzo
(agosto 1268) cessava per sempre a Lucera il periodo federiciano,
cosicché
la colonia musulmana della città, arresasi a Carlo I
d’Angiò
già nel 1269, ma a cui lo stesso sovrano aveva permesso di
continuare
a dimorare in Lucera, venne definitivamente annientata a partire dal 14 agosto 1300, data della liberazione
della città e di inizio della cruenta campagna di
eliminazione
dei
saraceni e della parte araba (Luceria
Saracenorum)
per
mano dell’esercito guelfo guidato dal maestro della Curia
reale di
Carlo
II d’Angiò, il notaio Pipino
di Barletta. |
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