La posizione del Partito della Rifondazione Comunista in merito alle politiche dei trasporti che
da anni vengono perseguite nel nostro Paese e nella nostra Regione è nota e non è mutata.
Di fronte ad uno dei sistemi più squilibrati in Europa e nel mondo che produce altissimi costi
individuali, sociali ed ambientali, avremmo voluto confrontarci su altre scelte, a partire dal riequilibrio
modale e degli investimenti tra ferro e gomma, tra mezzo pubblico e mezzo privato.
Abbiamo da sempre sostenuto la necessità di porre come obiettivo prioritario il rilancio
delle linee ferroviarie e del trasporto pubblico, utilizzati dai pendolari che ogni giorno vivono
ormai un’avventura per raggiungere il luogo di lavoro o di studio.
Credendo nella possibilità di progettare una vera intermodalità ed integrazione modale,
non abbiamo mai avuto alcuna posizione pregiudiziale contro la strada, anzi abbiamo sempre sostenuto
che a nord Milano e, quindi, anche in Brianza c’era - ed esiste ancora oggi - un grande problema
di riqualificazione della rete e di creazione di una chiara e funzionale gerarchia stradale (ad ogni
strada la propria funzione ed il proprio traffico). Ciò poteva portare anche alla costruzione
di nuove tratte stradali, purché funzionali a questo disegno.
Ben altre sono state le soluzioni proposte tanto dai governi nazionali che da quello regionale.
A questi progetti ci siamo sempre opposti.
Cosi come ci siamo opposti alla legge obiettivo, le cui procedure antidemocratiche servono solo
ad approvare frettolosamente i progetti delle grandi opere - anche la Pedemontana - cercando di bypassare
gli ostacoli e le resistenze delle comunità locali, dei comitati, degli ambientalisti, ecc.
Anche se tutti i comuni avessero espresso parere negativo, l’opera si sarebbe fatta lo stesso:
il loro parere non è vincolante (il caso Tangenziali Est Milano è esemplificativo).
Tralasciamo poi come gli stessi Comuni hanno formulato i loro pareri (molti senza il pronunciamento
dei Consigli Comunali ma delle sole Giunte o Sindaci).
Detto ciò e con grande senso di responsabilità, il Partito della Rifondazione Comunista
in questa seconda fase della vicenda Pedemontana cercherà di mettere in atto ogni sforzo ed
azione per contenere “il male” degli impatti di quest’opera.
La fase in cui si poteva decidere se fare o non fare la Pedemontana si è conclusa con l’approvazione
da parte del CIPE del progetto preliminare.
Avevamo messo in guardia le amministrazioni comunali sui pericoli della Legge obiettivo e sul fatto
che con la chiusura del preliminare sarebbero venute meno anche le possibilità di scelte e
tracciati alternativi. Siamo rimasti inascoltati.
Quello che siamo riusciti invece ad ottenere, proprio partendo da un lavoro che ha mosso i suoi
primi passi proprio qui, a Desio - con l’amministrazione di centrosinistra (Gigi Mariani) a
cui abbiamo partecipato - è stata la definizione e la sottoscrizione del cosiddetto Protocollo
del Ferro, come contropartita alla realizzazione della Pedemontana autostradale.
Chiediamo che sulle opere ed i progetti in esso contenuti, oltre alle promesse seguano i fatti,
attraverso lo stanziamento delle necessarie risorse (oggi solo parzialmente ed insufficientemente
reperite. Nel Protocollo, oltre al potenziamento delle linee storiche ferroviarie c’è anche
la tranvia Milano - Desio - Seregno.
Chiediamo all’Amministrazione comunale cosa intende fare per esigere maggiore considerazione
e rispetto degli impegni assunti nel Protocollo del ferro della Brianza, a partire dal Governo nazionale
e da quello Regionale. Il Governo Prodi, con tutto il male che si può dire sui risultai del
suo operato, qualcosa ha cercato di fare e ha fatto (ad esempio gli stanziamenti sulla MM1 e sulla
riqualificazione della nostra tranvia, grazie all’insistenza e alle sollecitazioni della Provincia
di Milano).
Faremo la Pedemontana, dopo di che il Protocollo sarà sacrificato per realizzare un’opera
assurda che risponde al nome del Ponte sullo Stretto di Messina?
Anche per noi oggi comincia una nuova fase. Il danno minore per noi è un punto di partenza,
ma riteniamo che si debba andare oltre.
La realizzazione di un’opera come la Pedemontana pone un problema di risoluzione degli impatti
(le mitigazioni) e di riequilibrio territoriale (le compensazioni), ma anche di governo del territorio.
Le grandi infrastrutture hanno sempre ridisegnato il territorio che hanno attraversato: dalle ferrovie
realizzate in epoca di occupazione austriaca, alle attuali opere autostrade ed aeroportuali (si pensi
a Malpensa).
Il processo di trasformazione del territorio va governato. Non possiamo permetterci, ad esempio,
che l’autostrada si trasformi, come in casi a noi vicini, in vetrine di nuovi supermercati,
centri commerciali o logistici, ecc.
Un primo obiettivo deve essere quello di dotarci di uno strumento di governo del territorio attraversato
e interessato dalla Pedemontana. Lo strumento esiste ed è il PIANO REGIONALE D’AREA
contenuto nella legge regionale 12/2005. Abbiamo proposto ciò in Consiglio regionale in occasione
della discussione ed approvazione sulla recente legge sulle infrastrutture di interesse regionale.
Il centro destra si è rifiutato di prenderla in considerazione.
Riteniamo però fondamentale questo passaggio e invitiamo le amministrazioni comunali, i Sindaci
ed i presidenti delle Province interessate a farsi carico della nostra proposta.
Siamo inoltre preoccupati per un’altra questione: la cantierizzazione. La Brianza vede le
proprie arterie di traffico già congestionate e un sistema dei trasporti pubblici inefficace.
Per lo più nei prossimi anni dovrebbero partire contestualmente tre cantieri: Pedemontana,
riqualificazione della “Milano-Meda” e la realizzazione del tunnel tra Monza e Cinisello
della SS.36 “Nuova Valassina”. E’ evidente che si rischia una paralisi. Anche qui
formuliamo una proposta: che le amministrazioni comunali si facciano carico della richiesta alla
Regione e alle province interessate di un urgente PIANO DEI CANTIERI, in modo da mettere in atto
le migliori soluzioni per continuare a garantire il diritto alla mobilità per i cittadini
di questo territorio.
Riteniamo positivo l’incontro pubblico promosso dall’Amministrazione e da Pedemontana;
esso tenta di recuperare quello che non si è fatto in questi ultimi anni: il confronto con
le comunità locali. E’ triste constatare però che questo passaggio non sia stato
fatto precedentemente all’approvazione del progetto preliminare e che quindi si compia in presenza
di alcuni grandi ed insormontabili vincoli.
Cogliamo però con soddisfazione il nuovo corso di Pedemontana. In passato non si è mai
confrontata col territorio e, diremmo, anche con gli stessi comuni (ricordiamo bene l’esperienza
nel periodo il 1995/2000) ritenendo allo stesso tempo che esistono alcune responsabilità politiche
nel mancato coinvolgimento dei cittadini. Alla società Pedemontana non può essere delegato
un compito che spetta alla politica e alle amministrazioni locali, quello di promuovere la partecipazione,
soprattutto in occasione di scelte difficili come questa.
L’atteggiamento di Pedemontana, lo hanno fatto notare anche alcuni giornali locali e nazionali, è di
grande attenzione al territorio che l’opera attraverserà.
- Chiediamo al Sindaco e all’Amministrazione di cogliere questa disponibilità e soprattutto
di condividerne l’approccio: sappiamo che in una recente riunione del tavolo tecnico di vigilanza
dell’Accordo di Programma sulla Pedemontana è stato modificato il progetto dello svincolo
di Desio. Una modifica positiva che risparmia territorio e riduce persino i costi dell’opera.
- Chiediamo all’Amministrazione che si assuma l’impegno – e lo dichiari già in
questa assemblea pubblica - che le aree liberate e quelle limitrofe vengano preservate e messe a
disposizione di un progetto di recupero ambientale di cui i desiani abbiamo bisogno.
- Chiediamo al Sindaco di escludere qualsiasi ipotesi edificatoria nelle aree vicine alla fascia di
rispetto autostradale.
Un’altra questione, tra le più importanti, è come investire i circa 100 milioni
di euro previsti dal Piano Finanziario per le compensazioni ambientali.
Rifiutiamo la logica del frazionamento del contributo attraverso la distribuzione “a pioggia”,
una vecchia logica che andrebbe al più presto superata.
Riteniamo invece utile concentrare queste risorse per progettare, contestualmente all’opera
infrastrutturale, una grande opera ambientale, così come ci sembra essere quella proposta
dal Prof. Arturo Lanzani e da Pedemontana. Anche su questo chiediamo un pronunciamento chiaro all’Amministrazione
di Desio.
Questo progetto, così come anche detto dalla rete delle associazioni che si stanno muovendo
sul territorio e a cui di cui condividiamo le proposte, può costituire per Desio la spina
dorsale per una progettualità più ampia di connessione tra le aree verdi ed i Parchi
esistenti in questo territorio ed i quelli vicini.
Un recupero di una delle caratteristiche della Brianza che, per la nostra disattenzione o per gli
interessi speculativi, rischiano di venir meno.
Chiudiamo con una sollecitazione a Pedemontana affinché si prenda due impegni:
- la sicurezza sul lavoro per chi lavorerà nei cantieri di questa opera affinché non
si contribuisca ad aumentare il drammatico bilancio dei morti e feriti sul lavoro;
- la lotta alle infiltrazioni mafiose dirette ed indirette (appaltatori, sub-appaltatori, fornitori,
ecc.) . E’ evidente che un opera di oltre 4 miliardi di euro nella quarta regione nella graduatoria
nazionale per presenza delle mafie richiede una grande capacità di controllo ed uno spiegamento
di mezzi e strumenti per poterlo fare.
Il Partito della Rifondazione Comunista si assume l’impegno di non fare mancare il proprio
contributo e di avanzare in tutte le sedi le proposte avanzate in questa nostra lettera aperta.
Proponiamo altresì alle forze politiche, alle associazioni, ai comitati, ai singoli cittadini
di costruire insieme un Osservatorio per avanzare proposte ma anche per controllare che abbiano seguito
gli impegni sulle compensazioni ambientali e per vigilare sulle trasformazioni, grandi e piccole,
che interesseranno il nostro territorio.