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11. |
Sibille(ds144 f-g) (lt72b) |
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Descrizione da parte di Diego Sant'Ambrogio (1)
<< Si tratta di due mezze statue di Sibilla, riccamente panneggiate e facenti simmetria l'una all'altra, le quali tengono un filatterio cadauna, atto a designarle come
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11.1 Sibilla Frigia | ||||||||||||||||
Sibilla Frigia la prima, dal motto
<< Virginis in corpus voluit dimittere coelo ipse deus prolem>> ("Dio stesso volle fare scendere suo figlio dal cielo nel corpo di una Vergine") (Ubicazione sconosciuta) |
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11.2 Sibilla Cumana | ||||||||||||||||
e come quella Cumana la seconda, dalla leggenda
<< Virginis a partu saecla beata fluent>> ("Tempi beati discendono dalparto di una Vergine") (Ubicazione sconosciuta) |
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Sono
entrambe in candido marmo di Carrara, di dimensioni di poco piu' del
naturale, e mentre hanno le braccia fino al gomito ignude, e
così pure scoperto il collo , tengono invece avvolta la testa e
tutta la persona in ampio paludamento a ricche pieghe.
L'espressione dei loro visi è piuttosto calma e pietosa anziché accigliata e arcigna quale data da molti artisti ed anzi dallo stesso Michelangelo, più che non da Raffaello in Santa Maria della Pace, a queste vergini serafiche , e i loro lineamenti, tratti dallo scalpello con garbo e finezza, vennero rispettati dal tempo, benché in una di esse osservisi un lieve guasto ad una delle narici. >> .................... |
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e come quella Cumana la seconda, dalla leggenda
<< Virginis a partu saecla beata fluent>> |
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Luca Tosi | ||||||||||||||||
Su alcuni marmi della collezione Traversi di Desio | ||||||||||||||||
(estratto cap.8 da Prospettiva Rivista di storia dell’arte antica e moderna pag. 72-73 aprile 2010) | ||||||||||||||||
8. Scultore lombardo del XVII secolo: ‘Sibilla Cumana’, ‘Sibilla Frigia |
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A un secolo e a un momento culturale successivo è invece ascrivibile la coppia di ‘Sibille’ poste alla base della torre neogotica: sono le opere più apprezzate da
Sant’Ambrogio – primo e unico a parlarne – che, avvicinandole alla bottega di Annibale Fontana, dedica loro diverse pagine. Le sculture, a suo dire, non sono riconducibili al cantiere del Duomo perché in marmo di Carrara: “non vi è che un tempio in Milano a cui le due statue in questione parrebbero riferirsi, ed è questo il Santuario di Santa Maria di San Celso”; destinate alla facciata, sarebbero state poi scartate e finite, nell’Ottocento, a Desio.44 Le ‘Sibille’ (che dovrebbero misurare attorno ai cm 115 x 72 e 105 x 65) mostrano invece caratteri tipici dell’epoca post-borromaica, portando ad escludere la datazione al terzo quarto del Cinquecento (e le conseguenti ipotesi) di Sant’Ambrogio (figg. 9-10).45 Le profetesse hanno uno sguardo dolce, misurato, che trasmette serenità. Le pose sono perfettamente calibrate ed eleganti; un velo leggero copre appena i capelli, ricadendo sulle spalle; le braccia sono nude, come se si fossero rimboccate le maniche per svolgere al meglio il loro compito, sostenere il cartiglio: in quello della Cumana, a sinistra, si legge “VIRGINIS A PARTU SAECLA / BEATA FLUENT” (“Tempi beati discendono dal parto di una Vergine”), nell’altro “VIRGINIS IN CORPUS VOLUIT / DIMITTERE COELO IPSE DEUS PROLEM” (“Dio stesso volle fare scendere suo figlio dal cielo nel corpo di una Vergine”). |
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Grazie a queste iscrizioni, Sant’Ambrogio identifica le due sibille: ma mentre la seconda frase si trova frequentemente accostata alla ‘Sibilla Frigia’,46 non abbiamo trovato alcun abbinamento tra la ‘Sibilla Cumana’ e la frase della scultura di Desio. L’autore è probabilmente da identificarsi in uno dei tanti, anonimi maestri al servizio della Veneranda Fabbrica del Duomo, anche se non risultano confronti significativi con altre opere del cantiere. I due marmi, scolpiti dalla stessa mano e con le posture in controparte, erano accoppiati: sopra un cornicione o come elementi architettonici- decorativi di un altare (si veda, ad esempio, quello di Sant’Agnese di Martino Bassi, nel transetto sud del Duomo di Milano). Originariamente erano erme architettoniche a mezzobusto: mostrano infatti uno spessore molto limitato e il bordo inferiore disarmonico,47 a indicare la presenza, un tempo, di una parasta di sostegno sottostante . I cartigli, presenti nelle raffigurazioni più antiche, sono poi sostituiti da libri e tavole in area centro- italiana, mentre persistono in territorio lombardo (per tutto il XVI e XVII secolo, come nella decorazione a fresco luinesca della chiesa di San Vittore a Meda e nelle pitture della cupola del Moncalvo in San Vittore al Corpo a Milano). La coppia faceva forse parte di un ciclo più ampio – del quale si sono perse le altre dieci figure? – allestito in un santuario mariano, secondo la consueta associazione tra la verginità delle profetesse e quella della madre di Cristo; e sono forse da individuarsi nelle “due cariatidi di marmo” che Pietro Ancini, nel 1825, vede nell’oratorio di Palazzo Traversi, dove | ||||||||||||||||
non vengono più segnalate in seguito.48 La coppia di statue è infine esclusa, per la datazione avanzata, dal nucleo di opere acquistate per i musei milanesi, rimanendo così a Desio. Le due eliotipie allegate al secondo contributo di Sant’Ambrogio, la lastra B578 del Civico Archivio Fotografico di Milano49
e la già citata fotografia dell’archivio dei Missionari
Saveriani sono le uniche immagini che ci consentono di apprezzare le
‘Sibille’, scomparse a metà degli anni sessanta del
Novecento: appaiono ancora in situ sulla Storia di Desio di Malberti e
Barzaghi del 1961 (p. 168), ma in un’immagine del Castello di
quattro anni dopo non si vedono più.50
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note originali: |
44) Sant’Ambrogio, Marmi cit., p. 144; Idem, I marmi dispersi e le due Sibille di Desio, in ‘Lega Lombarda. Giornale politico quotidiano’, XVI, 59, 2-3 marzo 1901a, [p. 2]; Idem, Notizie e presunzioni preliminari intorno ad alcuni marmi milanesi in Desio, in ‘Archivio Storico Lombardo’, XXX, 1901b, pp. 349-353 (con due figg.). Un’anonima, fugace menzione dell’anno successivo (Anonimo, Milanese Marbles at Desio, in ‘American Journal of Archaeology’, 6, 2, april-june 1902, p. 229) non è altro che una mera ripresa dei precedenti contributi. | |||||||||||||||
45) Alessandro Morandotti (comunicazione personale del gennaio 2010) mi suggerisce una datazione all’avanzato Seicento. | ||||||||||||||||
46) Ad esempio in A. Salmeron, Commentarii in Evangelicam historiam et in Acta apostolorum, II, Madrid 1598, p. 210. | ||||||||||||||||
47) Come si evince da una fotografia senza numero conservata presso il Centro Studi Confortiani Saveriani di Parma, Archivio case missionarie, Desio. | ||||||||||||||||
48)
L’ex Casa Anguissola poi Traversi viene coinvolta in pesanti
lavori di ammodernamento negli ultimi decenni del XVIII secolo, con
inserimento di marmi antichi negli apparati decorativi. Celebre è anche la collezione di sculture del conte Antonio Carlo Anguissola, comprendente busti romani e opere di Giovanni di Balduccio e Bambaia; non è quindi da escludere il reimpiego settecentesco delle due sibille-cariatidi nella sistemazione architettonica della cappella. P. Ancini, L’osservatore milanese che serve d’interprete al nazionale ed al forestiere, Milano 1825, p. 304; A. Morandotti, G. Stolfi, Palazzo Anguissola Antona Traversi, Vicenza 2002. |
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49)Sant’Ambrogio, Notizie cit.; la lastra (di cui ne esiste una stampa nell’Archivio Civico di Desio, Fototeca, cartella Torre del Palagi) è stata pubblicata da E. Bianchi, Ancora su Cristoforo Luvoni: appunti per Samuele e Policleto Luvoni al Duomodi Milano, in ‘Proporzioni’, 6, 2005, pp. 31-51, fig. 74. | ||||||||||||||||
50) P. Malberti, A. Barzaghi, Storia cit., p. 168; A. Merati, Monumenti neoclassici a Monza e nella Brianza, Monza 1965, pp. 238-239, figg. 282-283. | ||||||||||||||||
Note 1) Sant'Ambrogio Diego Varietà-notizie ad alcuni marmi milanesi di Desio pagg. 349-353) | ||||||||||||||||
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