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Le cascine di Desio
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Anno 1723 |
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"Cassina S. Giuseppe del Sig. Agrario Ferrari" |
1723
In questa data come si nota dalla mappa e' già presente la villa
e vari fabbricati della cascina ancora in fase di ampliamento |
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1723 (circa) Ufficio Tecnico Erariale di Milano. Mappe arrotolate.
Prima serie Catasto teresiano. Mappe originali di primo rilievo |
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anno 1730 (circa) |
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Mappa
del comune di Seregno , tratteggiato in rosso e' la porzione di
territorio che diverrà desiano, per associare il parco alla villa
Brambilla (Buttafava) |
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Un po’ di storia |
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Trecento! Tanti
sono gli anni che sono passati da quel lontano 1708, anno nel quale
veniva istituita ufficialmente, e per la prima volta, la festa in onore
del Santo, padre putativo di Gesù, alla cascina che ora
chiamiamo San Giuseppe. Questo lo dobbiamo ad un nobile genovese,
Giovanni Antonio Ferraris, che giunse a Desio nel 1674 dalla terra
ligure. Dal suo arrivo, nel giro di pochi anni, non solo ampliò
la cascina ma costruì ex novo: la villa con un organico ed ampio
giardino formale (più grande dell’attuale), nuove cascine,
ed un oratorio a pianta ottagonale che dedicò a San Giuseppe
(1676). La festa, tuttavia, venne istituita solo alcuni decenni
più tardi. Giovanni Antonio Ferraris, infatti, tramite
testamento prescrisse che, dall’anno della sua morte –
avvenuta il 17 gennaio 1708 – ed in perpetuo, nel giorno della
festa in onore di San Giuseppe, il 19 marzo, ci fosse, oltre alla Santa
messa, un “legato di lire cinquanta milanesi = £ 50 = da
erigersi […] in detto Oratorio e il legato pure annuo di due
moggia mistura da convertirsi in pane da distribuirsi ai poveri nel
giorno della detta festa”. |
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anno 1838 |
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Mappa del 1838 |
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I confini di Desio sono variati per comprendere il parco della villa Brambilla (Buttafava) |
e la via consorziale (vicinale) per San Giuseppe prende il nome di Viale Brambilla evidentemente prende il nome di viale grazie alla piantumazione dei filari che tutt'ora possiamo vedere |
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Strada
consorziale (vicinale) detta della cassina di San Giuseppe,
alias viale Brambilla est delle cascine fine |
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Strada consorziale (vicinale) detta della cassina di San Giuseppe, alias viale Brambilla est delle cascine inizio |
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anno 1873 |
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Viene creata la strada consorziale (meglio vicinale) detta della cascina di San Giuseppe, che ha la funzione ben precisa di stabilire i confini tra Desio e Seregno |
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anno 1902 |
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Mappa censuaria 1902 |
Compare nel 1902 il fabbricato inanzi alla cascina , la popolazione aumenta |
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La meravigliosa campagna di San Giuseppe nei primi anni del 1900 |
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Il complesso della cascina San Giuseppe |
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Vialetto di accesso al parco di villa Buttafava 1900 circa Seregno |
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anno 1954 |
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Ecco com'era il quartiere agricolo di San Giuseppe nel 1954 |
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quartiere agricolo, l'ultimo di Desio rimasto intatto sino al 2015 |
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2006 Tutela.......... si fa' per dire |
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Documento della sovrintendenza (sig !!) |
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Corte Nuova Cascina San Giuseppe Desio |
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Intervallo |
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Cascina San Giuseppe Desio |
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2004 |
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BENI CULTURALI |
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anno 2011 |
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Per approfondire le strade di accesso al quartiere |
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Desio: San Giuseppe e la Villa Buttafava
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vista dal blog brianza centrale 2010 |
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Si
tratta di un antico nucleo, al confine tra i comuni di Desio e Seregno,
risalente al XVII sec., comprendente fabbricati rurali, la chiesetta a
pianta ottagonale di San Giuseppe e una villa signorile con
parco.
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La villa fu fatta costruire intorno al 1660 dal Conte Giovanni Antonio Ferraris. La famiglia dei Conti Ferrario mantenne la proprietà nella prima metà del settecento. Nel 1747 la proprietà passò ai Brambilla di Civesio e nel 1856 alla famiglia dei Conti Buttafava.
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La villa fu rimaneggiata nell’800 conferendole una nota di gusto romantico. Il complesso, essendo di proprietà privata, è visibile solo dall’esterno. Nella chiesetta vengono tuttora celebrate messe.
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Il parco, di impianto ottocentesco, si estende su 30.000 mq ed è ricco di essenze arboree. |
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Le cascine sono parzialmente adibite ad abitazioni. (nel 2010)
Da segnalare,
inoltre, a sud e ad est i filari alberati corrispondenti agli assi
prospettici dei viali di accesso alla villa e al complesso rurale (viale
della prospettiva). |
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IL BORGO FANTASMA | | | Desio
Domenica 21 marzo primo giorno di primavera, un bel sole illumina il
pomeriggio invitando ad uscire e godere della promettente stagione pure
io accolgo il richiamo, lascio l'auto a casa e opto per una bella
passeggiata, tuttavia (anche per evitare assembramenti dannosi per
questo periodo di pandemia) decido di seguire un percorso diverso da
quello che mi porterebbe al parco Traversi voglio visitare il borgo di
San Giuseppe un luogo che in un altro tempo sarebbe in festa e io
non visito da anni. | | | Mi
avvio, mantenendo una cadenza costante, respirando lentamente,
contando mentalmente ogni passo, guardandomi attorno, qualche auto
sfreccia, poche invece le persone che incrocio sulla mia strada
nessuna che stimoli la mia curiosità a parte una ragazza che
passeggia col cane anzi è l'animale che conduce allora mi
rifugio nei ricordi delle sagre passate dal vociare dei visitatori,
alle bancarelle in particolare i venditori di castagne, le mostre di
animali, i giochi le cascine gli odori di una vecchia osteria cosa
troverò invece oggi? | | | | La
strada per raggiungere il borgo sito oltre la ferrovia, conduce ad un
passaggio a livello, siccome è spesso chiuso per il continuo
passaggio dei treni decido di aggirare l'ostacolo seguendola direzione
che porta al sottopasso,
supera la
ferrovia e conduce alla superstrada da quel lato ricordo l'esistenza
di una strada alberata che porta al borgo e m'impegno a raggiungerlo. | | | | | | |
Quando
arrivo alla meta però scopro un recinto che impedisce il transito,
il sentiero coperto dalla vegetazione, resta solo la fila di alberi
ma sembra più spoglia e triste.
Allora torno
sui miei passi e raggiungo il passaggio a livello, per mia fortuna
le barre sono alzate e questo mi permette di trovarmi di fronte alla
Storica villa Buttafava la cui cinta costeggia la strada che porta
al borgo, ma una barriera impedisce l'accesso alla stessa strada.
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Tuttavia
aggiro la barriera, m'inoltro fino alle cascine vuote e abbandonate
campi recintati, insomma un luogo morto. | | | Riprendo la
strada del ritorno, supero di nuovo il passaggio a livello giusto in
tempo prima che le sbarre si chiudessero dietro di me penso alle
tante volte che in passato quelle chiusure erano per me festa nella
festa perché con tanta altra gente aspettavo il passaggio dei treni.
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Questa volta
invece non mi volto nemmeno indietro, troppo deluso, com'è stato
possibile abbandonare un angolo così caratteristico!
Tornato a
casa ho ripensato a quest'altro pezzo della nostra storia inghiottito
dall'iperbolica furia del progresso
| | RDB | | |
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