| | Secondo lotto
tangenziale Como: le associazioni ambientaliste confermano la loro
contrarietà e propongono alternative sostenibili
| | | | | | | Quando ormai sembrava sarebbe prevalso il buonsenso, con l’archiviazione
definitiva del Secondo lotto della tangenziale di Como, la Regione ci
riprova e questa volta tenta di ottenere 600 milioni di euro
direttamente “da Roma” per realizzare quello che viene definito un
“nuovo” tracciato della tangenziale, con una serie di gallerie alternate
a tratti in trincea, un progetto ancora più impattante del precedente,
che prevedeva di attraversare da parte a parte la Riserva del lago di
Montorfano. | | | | Gli
annunci di politici locali e regionali apparsi sui quotidiani in questi
giorni, con un incomprensibile entusiasmo per la bella trovata di
chiedere che sia ANAS a farsi carico della tangenziale, si scontrano
con la realtà: non ci sono risorse da destinare a ulteriori
progetti di opere stradali, sono presenti enormi criticità
idrogeologiche e importanti valenze ambientali lungo l’ipotetico
tracciato e, soprattutto, ancora un volta non si cercano soluzioni per
una possibile mobilità sostenibile che, peraltro, potrebbero
essere finanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. | | | | Pedemontana e le sue tangenziali, le decine di strade del piano
Marshall/Fontana, sono una collezione di progetti “fallimentari” con
costi spropositati, non in grado di risolvere le problematiche del
traffico, che contribuirebbero ad aumentare, e senza prevedere
risarcimenti per il territorio per l’impatto ambientale che
provocherebbero.
| | | | I
gruppi ambientalisti e i cittadini della provincia di Como chiedono di
risolvere le criticità dovute al traffico veicolare migliorando
i trasporti pubblici, potenziando i servizi sulle linee ferroviarie
esistenti (come sulla Como-Lecco), integrando la pianificazione dei bus
con la rete ferroviaria, agevolando le persone ad usufruire dei mezzi
pubblici con un abbattimento dei costi dei biglietti e incrementando
tutti quei sistemi di mobilità sostenibile, anch’essi
finanziabili con il PNRR. | | | | È giunto il momento di archiviare definitivamente Pedemontana e le sue
tangenziali, la Canturina Bis e la “tangenzialina” di Mariano Comense,
cambiando i nostri stili di vita e le forme della mobilità, orientandole
alla sostenibilità ambientale. Non abbiamo altro tempo da perdere. Il
pianeta non ci concede altro tempo!
| | | | Associazioni firmatarie:
Amici
della Brughiera Mariano – Associazione Calnach Cremnago di
Inverigo – Associazione “il Gambero” Capiago –
Associazione Le Contrade Inverigo - Associazione
“l’Ontano” Montorfano - Circolo Legambiente
Cantù – Circolo Legambiente “A. Vassallo” Como
- Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” – Comitato Parco
Regionale Groane-Brughiera – Comitato pendolari Como-Lecco -
Fridays for Future Como – We For The Planet – WWF Insubria
– WWF Lombardia
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| | | | | | | | | | | | | | | | Tangenziale II Lotto ? No, grazie | | | | | | L'incontro organizzato da Fridays For Future sul secondo lotto della strada Il
geologo Del Pero: «Scavare nel Monte Orfano creerebbe rischi di dissesto
idrogeologico» | | | | | | del
classico slogan con cui, sabato sera, si è apertala serata
organizzata del Fridays For Future Como gli studenti che ogni
venerdì, sull'esempio di Greta Thunberg,scendono in piazza
contro il clima in collaborazione con alcune associazioni ambientaliste
e con il patrocinio del Comune di Capiago Intimiano. Per opporsi a
un'autostrada, che, per qualcuno dei relatori, potenzialmente
rappresenta un pericolo per il paesaggio e peri centri urbani: il
tracciato, affermano, prima o poi rischia di diventare realtà. Questo, anche se al momento non c'è un progetto definitiva Proposta alternativa: potenziare la ferrovia Como-Lecco.................. leggi tutto | | | | | | | | | | | | | | | | | Quali alternative sostenibili alla tangenziale comasca/ Incontro ambientalista a Capiago | | | By Fabio Germinario | | | 20 gennaio 2020 | | | | Siamo
davvero certi che il secondo tempo della fiction di genere catastrofico
“Secondo lotto tangenziale” non sarà più
proiettato a causa della latitanza di produttori e di intoppi
burocratici, oppure rischiamo di vedercelo somministrare a tradimento
con titoli “fantasy” del genere “autostrada Varese
Como Lecco”, “Dalmine-Gaggiolo”, “Piano
transeuropeo”, “Gronda pedemontana”, o chissà
quali altre invenzioni? E che prospettive concrete vi sono che il film
in questione possa finalmente essere sostituito da un altro, meglio se
di altro genere? | | | | A queste domande tutt’altro che fuori luogo si è tentato di rispondere
durante l’incontro “Secondo lotto della tangenziale di Como: impatti
irreparabili e soluzioni alternative”, svoltosi il 18 gennaio scorso
nella sede capiaghese della cooperativa “Il Gabbiano” e organizzato dal
gruppo comasco del movimento Fridays for future in collaborazione con
l’ambientalista Gabriella Bossi, il geologo Gianni Del Pero e le
associazioni Circolo ambiente Ilaria Alpi e Il Gambero. | | | | | | | | | «Di un’ipotesi autostradale che colleghi gli aeroporti lombardi
con appendici verso alcuni capoluoghi si parla da decenni ed esistono
almeno quattro progetti con relative varianti, tutti avversati dagli
ambientalisti a iniziare dal lontano 1998, quando furono l’allora Lega
per l’ambiente e il Wwf i primi a dire no», afferma Del Pero
ricostruendo il complesso iter della vicenda. Allora si parlava di due
corsie per senso di marcia, ma già con la realizzazione del maggiore
svincolo europeo a Desio, e al progetto si davano i nomi di Pedemontana
o Pedegronda. | | | | «Poi
vi fu un’ipotesi preliminare nel 2003, con il tratto comasco
compreso tra Albate Bassone fino ad Albese, ma realizzato in galleria
– continua il geologo -. Seguì un’altra ipotesi nel
2008 con due lotti che aggiustarono il tracciato, ma con la medesima
percorrenza. Dal 2009 al 2011 il progetto fu fatto proprio anche da
altri soggetti, interessati perlopiù all’aspetto
commerciale dell’opera, e inserito in un’ipotesi di
tracciato Varese-Como-Lecco. Ma poiché il progetto in forma
autostradale fu giudicato impossibile, venne prospettata una seconda
opzione più meridionale, che penetrava nel Parco della brughiera
briantea (oggi Groane e Brughiera, ndr)».
Del
progetto, dopo la realizzazione del primo lotto, si è continuato
a discutere fino ai giorni nostri, quando nel dicembre scorso la
Società Pedemontana ha comunicato, ad alcuni cittadini
interessati da espropri, che il vincolo su quei terreni era nel
frattempo decaduto, ammettendo indirettamente che i sei chilometri
mancanti, relativi al secondo lotto della tangenziale comasca, non
sarebbero mai stati realizzati. La notizia è equivalsa a una
sorta di “bingo” per gli ambientalisti, ma è stata
invece giudicata nefasta dal comitato di 43 Comuni, quasi tutti
favorevoli al completamento dell’opera. | | | | | | | | | | «A
nostro avviso non si è persa alcuna occasione straordinaria
perché ancora nel 2018 ribadivamo che la tangenziale comasca non
avrebbe dovuto essere completata per via degli impatti ambientali
devastanti», sostiene Del Pero facendo un veloce ripasso dei
motivi che hanno provocato il pollice verso da parte delle associazioni
ambientaliste: dal sistema idrogeologico particolare del tracciato, che
avrebbe provocato dissesti alle falde idropotabili, alla devastante
occupazione di suolo, perlopiù di uso agricolo, per una
larghezza di 50 metri ulteriormente ampliati in prossimità degli
svincoli; senza contare ulteriori effetti negativi dovuti alla
impermeabilizzazione del terreno, al conseguente impoverimento delle
falde acquifere, all’impatto sulle zone umide e boschive,
sull’aria, sull’ecosistema e le sue forme di vita e su una
zona già protetta come il Parco delle groane, che sarebbe
praticamente attraversato dal percorso asfaltato. | | | | Sull’evidenza
che gli organizzatori della serata siano nettamente contrari al
completamento della tangenziale cittadina non vi sono dubbi da parte di
esponenti politici e amministratori comunali presenti in sala, che
iniziano educatamente a rumoreggiare. Ma – sembrano chiedersi
– alla realizzazione apparentemente tramontata del tracciato si
contrappongono progetti alternativi in grado di mitigare il traffico
veicolare, oppure soltanto il nulla? | | | | «Le alternative ci sono eccome – afferma Roberto Fumagalli del circolo
Ilaria Alpi -, ma prima è necessario ricordare che la Regione Lombardia
sul tema della mobilità aveva pubblicato un “libro bianco” nel quale si
affermavano una serie di buoni propositi, puntualmente traditi». Il
risultato è che gli investimenti per realizzare strade sono aumentati al
57 per cento, mentre quelli per ferrovie sono rimasti al solo 19 per
cento. | | | | «Bisogna
anche prendere atto – continua Fumagalli – che si spende
molto di di più per costruire autostrade che ferrovie in un
quadro che vede il bilancio dell’autostrada
Brescia-Bergamo-Milano (Brebemi) nettamente in rosso; che il traffico
contribuisce ben al 25 per cento dell’inquinamento atmosferico;
che alcuni Comuni a iniziare da Como, Lipomo, Albavilla, Olgiate cadono
in evidenti contraddizioni nel momento in cui da una parte si lagnano
per l’aumento del traffico e invocano la realizzazione della
tangenziale, mentre dall’altra continuano a concedere concessioni
nei loro territori a nuovi centri commerciali, i quali fungono da
moltiplicatori di auto che non fanno che riversarsi sui loro
territori». | | | | | | | | da sinistra: Matteo Aiani (Fff), Gabriella Bossi, Gianni Del Pero | | | | Che
fare, allora? «Decidere il da farsi è una scelta politica
– sottolinea Fumagalli – e la Svizzera, ad esempio, la sua
scelta l’ha già fatta: le merci tutte su ferro e i
pendolari su gomma-ferro o trasporto pubblico. Avremmo 31 milioni da
spendere insieme alla Svizzera per il progetto Interreg, ma da Chiasso
in giù di risposte non ne sono ancora arrivate».
Eppure
le alternative ai nastri asfaltati non mancherebbero: come il progetto
Smisto per migliorare i trasporti transfrontalieri lungo gli assi
portanti ferroviari nell’ambito territoriale ricompreso tra i
laghi Maggiore e Lugano e Como. I fondi stanziati sono 1,7 milioni
dall’Italia, 1 milione di franchi dalla Svizzera e 900 mila euro
da Regione Lombardia, con interventi anche infrastrutturali per
migliorare l’accessibilità. | | | | Ma
la vera “ricetta”, secondo Fumagalli, è soprattutto
di collettivizzare le esigenze di trasporto, iniziando finalmente a
operare su quella che secondo l’ambientalismo provinciale (e non
solo) è considerata la vera risorsa in termini di trasporto
pubblico interprovinciale: la storica ferrovia Como-Lecco, un tracciato
di circa 40 chilometri realizzato circa 130 anni fa e sul quale non si
è mai deciso di puntare seriamente, rinunciando al raddoppio dei
binari, eliminando gradatamente corse, attuando soppressioni, chiusure
stagionali, disservizi di ogni genere fino a considerarla un
“ramo secco” da recidere e dimenticare. | | | | Eppure
di proposte per rilanciare la ferrovia ne sono state formulate,
così come quelle di ampliare l’offerta ferroviaria
mediante nuove linee, come la Regio Express che colleghi Como e Erba
mediante il contributo di Trenord e la realizzazione delle fermate di
Erba, Cantù, Merone e Como. | | | | «Si,
perché la costruzione di nuove strade equivale all’aumento
del numero di auto – incalza Gabriella Bossi – con un
effetto-spugna sul traffico e l’aumento di realtà
commerciali, col risultato che le autostrade sono di fatto finanziate
dall’indotto provocato da queste ultime. E invece spostare il
traffico non è una soluzione perché non serve a nessuno,
mentre l’alternativa sarebbe di utilizzare il denaro per
efficientare l’esistente, invece di finanziare grandi opere, che
spesso sono soggette a infiltrazioni da parte delle organizzazioni
mafiose. Ai Comuni che ne caldeggiano la realizzazione sarebbe invece
consigliabile di fare molta attenzione in proposito». | | | | Qualcuno
in sala inizia a rumoreggiare apertamente, rifiutando una malintesa
associazione tra amministrazione pubblica e criminalità
organizzata, mentre Carlo Ballabio, sindaco di Albese con Cassano
interviene puntando il dito sulla carenza di infrastrutture che a suo
dire rende utopistico puntare su un possibile sistema ferroviario
integrato. «Secondo me non riusciremo mai ad avere né la
ferrovia né la tangenziale – pronostica -. Aggiornare e
ampliare il tracciato su ferro serve a poco, quando certe stazioni
– come ad esempio quella di Cantù o di Brenna – sono
dislocate lontano dai centri urbani rendendole difficilmente
raggiungibili dai pendolari». | | | | Qualcuno dal pubblico gli risponde che toccherebbe proprio ai Comuni
realizzare percorsi ciclabili e valide infrastrutture, mentre c’è chi
suggerisce l’istituzione di consorzi sovraccomunali finalizzati al
trasporto leggero di pendolari e passeggeri fino alle tratte
ferroviarie. «La nostra proposta, formulata già nel 1983, è un’ipotesi
di parco regionale che arrivi fino ad Albese come margine nord al Parco
della Brughiera, con relative limitazioni allo sfruttamento del
territorio, puntando contemporaneamente su forme di mobilità integrata»,
puntualizza Del Pero. | | | | | | | | Mattia Soliani associazione Il Gambero | | | | In
sala si avverte che il tema è realmente sentito da un pubblico
numeroso e attento nonostante l’evento sia stato programmato di
sabato sera, e la discussione inizia ad appassionarsi. Ma è
quasi mezzanotte e tocca a Mattia Soliani de Il Gambero congedare i
convenuti giocando con tre “parole d’ordine” per
raccogliere un consenso forse unanime: «E’ necessario
puntare sulla Bellezza, dicendo un no fermo e definitivo alla
devastazione del territorio; sulla Sostenibilità, facendo in
modo che i sistemi di trasporto possano nuocere il meno possibile
all’ambiente; infine sulla Collaborazione tra associazioni
ambientalistiche, perché solo l’impegno condiviso
può condurre a risultati concreti». | | | | | |
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